
In un palazzo napoletano Gennaro Parascandolo e sua moglie Teresa preparano una festa in grande stile per i diciotto anni della loro figlia Mirea. Peccato che al piano di sotto il novantaduenne Giovanni muoia proprio il giorno del party gettando sua figlia Lucia nella disperazione. Questo l'accenno di una trama ricca di sorprese e tutta da scoprire. Numerose le citazioni di Salemme di grandi del teatro napoletano ("Non ti pago" di Eduardo, "'A livella" di Totò) ma anche del suo cinema (i piccioni che tormentano il collaboratore domestico straniero). Il protagonista, affacciato alla sua terrazza, parla spesso con un dirimpettaio che si chiama proprio Eduardo: evidente il richiamo al professor Santanna di "Questi fantasmi!". Salemme in sedia a rotelle ricorda immediatamente Luca Cupiello, la cui voce si udirà sul finale. Addirittura il secondino interpretato da Antonio Guerriero cita "La smorfia" di Arena-Decaro-Troisi: "Sei fidanzato? Aspetto una risposta".
La grande maggioranza dei meccanismi comici nasce dalla storpiatura delle parole, in un'ignoranza generale che risparmia solo Gennaro Parascandolo e in parte Lucia. Al centro della rappresentazione l'odio tra familiari (quanto Eduardo c'è anche in questo!) e tra vicini di casa, che rende un po' più comprensibile lo scoppio delle guerre tra paesi anche lontani. Ad un certo punto pure il protagonista viene costretto a disumanizzarsi, ad uniformarsi in parte all'ipocrisia imperante. Alla prima il pubblico ride ed applaude entusiasta un Salemme promosso a pieni voti, che omaggia il suo maestro Eduardo innovando la tradizione e dimostra di saperne fare sapientemente tesoro. In scena con lui i bravissimi Antonella Cioli (Lucia), Teresa Del Vecchio (Teresa), Antonio Guerriero (il secondino), Nicola Acunzo (il prete Don Pasquale), Sergio D'Auria (Alberto), Giovanni Ribò (Giovanni), Mirea Stellato (Mirea) e Vincenzo Borrino (Atzoka).
Cristiano Esposito