Il piacere
di essere terrone si legge in faccia a uno come Paolo Caiazzo, comico esperto di
vero spessore e grande mestiere. Il suo nuovo spettacolo in scena in questi
giorni al teatro Totò di Napoli, "Liberi tutti 2.0 - Per fortuna che sono
terrone", nel sottotitolo conferma ciò e nel suo svolgimento ribadisce che
difficilmente l'artista di San Giorgio a Cremano sbaglia un colpo. Questa
edizione aggiornata non differisce tantissimo dalla prima, con le nuove
riflessioni sulla stretta attualità affidate perlopiù al personaggio di Tonino
Cardamone, reso ancora più popolare dal successo televisivo del programma
"Made in sud". Il pubblico mostra di gradire il riuscito mix di
monologhi, gag improvvisate, musica dal vivo e poesia tutto incentrato sul tema
della libertà vera o presunta, filo conduttore anomalo e non semplice per uno
spettacolo comico. Caiazzo spazia da una surreale (ma non troppo) storia
dell’unità d’Italia alla situazione politica ed economica attuale, si prodiga
in monologhi e personaggi (il cuoco giapponese di Telegaribaldi, il papà di
Colorado e Tonino Cardamone, che resiste da Bulldozer a Made in Sud), senza
trascurare i problemi e i disagi esistenziali dell’uomo moderno, come quelli
attinenti la forma fisica e la famiglia, che toglie la libertà di sbagliare. Questa
volta la sua performance è piacevolmente intervallata dalle incursioni dei "Malincomici",
lì dove qualche anno fa c'era Maria Bolignano.
Un comico
che si dimostra uomo di teatro completo, che riesce a tenere bene la scena e ad
adeguarsi brillantemente al tipo di pubblico che di volta in volta si trova
davanti. E’ piacevole anche sentirlo cantare alcune canzoni dall’amico Federico
Salvatore ("Il monumento", "Ninna nanna gelosa",
"Babbo è avvilito) ed eseguite in scena da Emidio Ausiello alle
percussioni, Franco Ponzo alla chitarra, e Mimmo Maglionico ai fiati. Sul
fondale scorrono in videoproiezione le foto di Caiazzo bambino mentre lui
ripercorre la sua storia, a partire dalla prima battuta pronunciata su un
palcoscenico, firmata Giorgio Gaber: "Vorrei essere libero, libero come un uomo". E gli artisti, afferma, sono liberi soltanto
in teatro, quindi via libera allo "sfogo" che a fine serata avrà
liberato un po' tutti i presenti, perché "la libertà è pensare con la
propria testa".
Cristiano Esposito