venerdì 30 ottobre 2015

Il favoloso mondo di Brachetti tra magia, comicità e poesia al Diana di Napoli

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La stagione dei numeri uno al teatro Diana di Napoli prosegue con il trasformista torinese Arturo Brachetti, col suo "Brachetti che sorpresa!". E proprio Napoli fu la prima grande città ad accogliere questo nuovo lavoro del ciuffo più famoso d'Italia nella primavera del 2014. Da allora resta la scenografia in video mapping  raffigurante le cataste di valigie impilate in un luogo misterioso e i compagni di palco ma cambia molto altro. Questa volta nella valigia che Brachetti smarrisce e recupera a fine spettacolo non ci sono i ricordi ma le sue varie personalità: il giovane illusionista Luca Bono è l'Arturo bambino che ha sempre creduto e crede tuttora nella magia, mentre i clowneschi Lucchettino (Luca Regina e Tino Fimiani) e il prestigiatore comico nonsense Francesco Scimemi rappresentano la sua follia e la sua fantasia. Kevin Moore interpreta invece 328 (gioco di numeri che sembra ricordare l'età attuale del trasformista: 58 anni), deus ex machina e cicerone dello strano limbo che fa da scenario alla rappresentazione. Brachetti intervalla con le performance di questi ultimi i suoi numeri più celebri come il quick change di costumi dai vari paesi del mondo, le ombre cinesi, l'omaggio al western, il sand painting (con omaggio finale a Napoli e a Lucio Dalla) e il volo lungo tutto il boccascena. La novità più gradevole e strabiliante sono i giochi con la luce, attraverso l'utilizzo di proiettori in 3d coreografati in maniera splendida con i movimenti dei protagonisti sul palco, che inscenano uno scontro quasi in stile Matrix.

"Brachetti che sorpresa!" vuole essere, nelle sue intenzioni, un po' di tutto: varietà comico, spettacolo di trasformismo, illusionismo, magia e prestidigitazione con spruzzi di poesia e facili giochi di parole qua e là. La regia di Davide Calabrese ha compattato e legato maggiormente il tutto rispetto alla prima edizione, ma inevitabilmente il centro nevralgico e l'attrazione principale resta il sorprendente Brachetti. La cui arte, come scrissi qualche anno fa, è un buon motivo per sbrigarsi a fare dei bambini cui regalare un suo spettacolo, che comunque scatena potentemente uno stupore senza età.


Cristiano Esposito

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