Ad un anno dalla scomparsa di Luca De Filippo la sua compagnia torna a Napoli con l’ultima commedia a cui aveva lavorato come regista e attore. “Non ti pago” fu scritta nel 1940 da Eduardo, che la definì “molto comica, secondo me la più tragica che io abbia mai scritto". E la comicità riempie molti momenti della rappresentazione, grazie anche al gran ritmo impressole e all’affiatamento dei valenti attori, tutti perfettamente in parte. Ma la commozione riemerge ancora con prepotenza al momento degli applausi finali, in platea e sugli sguardi dei protagonisti in palcoscenico.
C’è molta Napoli in “Non ti pago”: il gioco del lotto è assoluto protagonista, con il rapporto con l’aldilà e la scaramanzia alle sue spalle. E ci sono, come sempre in Eduardo, i rapporti umani, specialmente quelli familiari. Gianfelice Imparato è un Ferdinando Quagliuolo che domina la scena mostrandosi in bilico tra la follia, la goffaggine e l’insicurezza. Gli tiene testa un’incalzante Carolina Rosi, lo supporta un esilarante Nicola Di Pinto. Ma val la pena citare la compagnia al completo: Carmen Annibale, Viola Forestiero, Massimo De Matteo, Paola Fulciniti, Federica Altamura, Andrea Cioffi (che riesce a dar ottima mostra di sé anche in un ruolo secondario), Gianni Cannavacciuolo e Giovanni Allocca (interprete di un esilarante avvocato Strumillo).
L’agile regia di Luca De Filippo conserva intatta la perfezione di un meccanismo drammaturgico datato ma ancora fresco e godibile (quanti al giorno d’oggi continuano a rovinarsi col gioco?). E straordinaria è la leggerezza con cui questa pièce mostra un inquietante ritratto della società. Essenziali ed efficaci nel rappresentare l’atmosfera tra sogno e realtà sono le scene di Gianmaurizio Fercioni, dominate da un cielo nuvoloso da cui estrapolare visioni vincenti. I costumi sono di Silvia Polidori, le musiche di Nicola Piovani e le luci di Stefano Stacchini.
Cristiano Esposito
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