Uno
spettacolo corale a metà tra tradizione e innovazione, caratterizzato da un linguaggio
piacevole che sa di antico. E' questo e molto altro "Pulcinella e l'erede
universale", diretto da Massimo De Matteo e tratto dal regista con Sergio
Di Pola da una farsa del Settecento di Carlo Sigismondo Capece, scritta per la
corte papalina. "Il testamento di Pulcinella", questo il titolo del
testo originale, ammicca con discrezione e misura a "L'avaro" di
Molière. In scena con De Matteo un cast davvero di spessore: Antonella Morea,
Ernesto Lama, Peppe Miale, Sergio Di Paola, Elisabetta D'Acunzo, Gioia Miale,
Gennaro Silvestro, Vincenzo Esposito e Pino L'Abbate.
La trama rivela il carattere farsesco dell'intreccio. Il vecchio e ricco Giorgioldo
(Massimo De Matteo) ha problemi di salute, è fifone, credulone e vittima dei
raggiri di un buffo e furbo dottore (Ernesto Lama) che, dopo avergli fatto
dilapidare una fortuna in inutili pillole e clisteri, decide di dargli in sposa
sua figlia Isabella (Gioia Miale), per impossessarsi del suo immenso
patrimonio. La ragazza, bella e infelice, è invece segretamente innamorata di
Enrico (Peppe Miale), nipote del vecchio e suo presunto erede universale. In
mezzo c'è la serva di Giorgioldo (Antonella Morea), che dopo anni di dedizione rivendica la sua parte
di eredità. La situazione si complica ancor più con l’arrivo in città della
nipote spagnola di Giorgioldo (Elisabetta D'Acunzo), che intende unirla in un
incestuoso matrimonio con Enrico per conservare i suoi beni in famiglia. Della
nipote spagnola si invaghirà però Ottavio (Gennaro Silvestro), fratellastro di
Isabella, che non disdegna certo la prospettiva di arricchirsi. La serva di
Giorgioldo ingaggia allora Pulcinella (Sergio Di Paola, con una maschera nera
appena dipinta sul viso), sciocco servitore di Enrico, per sventare il progetto
del dottore. I classici travestimenti e scambi di persona susciteranno ilarità
insieme ad una comicità fatta principalmente di non sense e giochi di parole ad
un ritmo abbastanza serrato, con tutti i cambi di scena a vista.
Funziona la miscela di vecchio e nuovo sopra citata (vedi Pulcinella che con
la serva aspira al Festival di Sanremo) e l'ambientazione anni
sessanta/settanta suggerita da musiche e pantaloni a zampa d'elefante. Grande
mattatore Ernesto Lama e il suo francese maccheronico con venature baresi;
ottime interpretazioni anche di Gennaro Silvestro, Antonella Morea, Vincenzo Esposito
e dello stesso Massimo De Matteo. Ma è tutta la compagnia a fornire una grande
prova individuale e di insieme, con l'ausilio di una regia asciutta ed
efficace.
I "mostri" che circondano il vecchio zio protagonista della storia
aspettano e si auspicano, tra opportunismo ed egoismo, una morte per rinascere essi
stessi ad una presunta vita più dignitosa. E' la stessa attesa perenne che attanaglia
le nuove generazioni, che intanto invecchiano senza riscuotere la loro eredità,
il loro posto nella società. La speranza che brucia vana genera la decadenza
della società e svilisce chi ha ancora una coscienza. E fa sì che si
attribuiscano l'ignoranza, l'ottusità e la superficialità imperanti a quello
che è poi considerato il vero mostro: il vecchio che non si decide a morire.
"Ridere 2013" prosegue presso il Maschio Angioino di Napoli fino
al 22 settembre 2013. Per info consultare il sito www.comune.napoli.it o www.teatrototo.it.
Cristiano
Esposito
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