domenica 27 aprile 2014

Una precarietà tutta da ridere (pensando), con Ardone-Peluso-Massa al Sannazaro di Napoli

Uno dei doni dei comici autentici è quello di far ridere sui più grandi drammi contemporanei, con leggerezza e intelligenza allo stesso tempo, per aiutarci a trovare la forza di continuare a combattere e venirne fuori. Ci riesce bene il trio formato da Corrado Ardone, Massimo Peluso, Ettore Massa con "Qua nessuno è fisso". Una commedia con riconoscibili sprazzi di matrice cabarettistica e quello humour nero, che non disdegna la satira sociale, tanto caro alla penna di Ardone, autore e regista della rappresentazione.

Mario (Ettore Massa) è un ex guardia giurata single, precisa e meticolosa, che vive con l'anziana madre grazie alla misera pensione di quest'ultima.  Antonio (Corrado Ardone) è un ex magazziniere solo e pieno di debiti, che si imbottisce di psicofarmaci e che non ha più niente da perdere. Franco (Massimo Peluso), separato con figli a carico, è un ex rappresentante che si aggrappa comicamente all'etimologia delle parole. Tutti e tre sono ex dipendenti di un’azienda in fallimento. Tartassati dalle istituzioni e dalle tasse, decidono separatamente di togliersi la vita in casa del loro ex datore di lavoro. S’incontrano per caso nell'abitazione dell’imprenditore Mangiapane e dopo aver scoperto di avere avuto la stessa idea s’impediscono l’un l’altro di uccidersi fino a decidere di mettersi insieme per trovare un modo per farsi riassumere. I piani, definiti scientifici da Mario, falliscono puntualmente e i tre si troveranno a compiere esperienze rocambolesche che li porteranno addirittura ad organizzare un matrimonio con un prete falso al fine di risolvere i loro problemi. In scena con i tre protagonisti anche Giosiano Felago, Antonio Nardiello e Simona Tammaro. Raccontare di più è un delitto al pieno godimento di uno spettacolo divertente ma con un certo spessore, scritto con acume e condotto con grande mestiere da un trio affiatato e funzionante come pochi. Ardone, Peluso e Massa, noti al pubblico televisivo per i loro trascorsi a "Tintoria", "Colorado" e "Zelig", si sono serviti del cabaret per arrivare alla notorietà ma nascono in teatro, e si vede dalla naturalezza con cui utilizzano il mezzo per veicolare una comicità che fa pensare, diversa da quella prevalente al giorno d'oggi, che non lascia nulla nel fruitore e risulta povera di contenuti.

"Qua nessuno è fisso" parte bene ma è solo all'inizio del suo viaggio, che prevede una tournée nella prossima stagione teatrale. La fervide menti del trio hanno in cantiere anche un musical per il 2015 e una black comedy per il cinema, che farà da seguito al positivo "Sodoma - L'altra faccia di Gomorra", premiato al New York City International Film Festival come migliore commedia tra oltre quattrocento pellicole.

Cristiano Esposito
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domenica 20 aprile 2014

Il Cenerentolo Biagio Izzo e la matrigna Peppe Barra: risate al Diana di Napoli

La strana coppia Peppe Barra-Biagio Izzo, così diversa per matrice e percorso artistico, stride meno del previsto e diverte con leggerezza in “Come un Cenerentolo”, commedia fantastica vagamente ispirata al film del 1960 con Jerry Lewis, a sua volta trasposizione tutta al maschile della celebre fiaba popolare. Biagio Izzo è Federico Cocozza, figlio acquisito di una famiglia di albergatori, i Carrozza. Presentatosi all'albergo prima di dare l'assenso al riconoscimento, viene guidato e tenuto a bada dal capo del personale (Teresa Del Vecchio) ma inevitabilmente fa venir fuori tutta la differenza tra la sua rozzezza colorita e la raffinatezza benestante dei fratelli (Paolo Bonanni e Samuele Sbrighi), in realtà indebitati fino al collo insieme alla madre Mercedes (Peppe Barra en travesti). Quest'ultima spererebbe in un aiuto di Giacomo Principe (Gino Cogliandro), detto Jack, appena tornato (fuggito) dall'America ma anch'egli in bancarotta. Jack vorrebbe dare sua figlia Azzurra (Sara Zanier) in sposa ad uno dei figli della signora Mercedes, convinto ingenuamente di darle così un cognome importante nell'alta società. Ma alla festa organizzata per Azzurra l'amore sboccerà con il più verace Cenerentolo, anche per merito di un "fato" (Francesco Procopio) che manovrerà i fili della vicenda fino al lieto fine che porterà finalmente un Cocozza a diventare un Carrozza a tutti gli effetti.

Il testo scritto da Izzo con Bruno Tabacchini ha un buon ritmo, diverte ed entusiasma la platea, ben oliato com’è dalla regia di Claudio Insegno. Il comico napoletano è, come di consueto, vivacissimo, verace e vistoso ma rispetto al passato la messa in scena non lascia spazi ai suoi classici monologhi cabarettistici né a discorsi morali finali. Persistono invece le irruzioni di ballerine che improvvisamente e immotivatamente cominciano a ballare, turbando la sospensione d’incredulità con lo spettatore rispetto la dimensione della commedia. Peppe Barra si divincola bene in un contesto non propriamente suo e raccoglie risate e applausi, soprattutto dopo un monologo e l’esecuzione della canzone “Piccerè”. Spettacolo gradevole, tutto napoletano, per passare due ore all’insegna dell’allegria, senza troppi pensieri. Le scene di Luigi Ferrigno, i costumi di Graziella Pera: squadra che vince non si cambia.

Cristiano Esposito
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venerdì 11 aprile 2014

"Villa PerBene": il cabaret di D'Antonio-Paglionico-Monetti al Sancarluccio di Napoli

"Villa Perbene" esiste davvero, anche se in realtà è un trilocale al quinto piano. E' la casa dove vivono, a Salerno, i tre giovani e originali cabarettisti Francesco D'Antonio, Chicco Paglionico e Andrea Monetti (destinato a uscire dalla "casa" per incombente matrimonio). E' anche qui che i tre hanno partorito lo spettacolo "Il 10 di ogni mese", giorno del pagamento dell'affitto, che sta girando l'Italia e che è sbarcato anche a Napoli al teatro Sancarluccio. Francesco e Chicco sono volti noti per i telespettatori di Zelig, il primo grazie ai suoi monologhi surreali recitati in maniera esilarante e stralunata, il secondo attraverso il personaggio genuino e verace del commesso Ikea sull'orlo di una crisi di nervi. E poi c'è l'altrettanto bravo Andrea, più attore e caratterista, con i suoi personaggi travolgenti e la sua chitarra. La miscela di tutti questi ingredienti funziona, ci si diverte non solo con il cabaret ma anche con parodie di canzoni, cortometraggi e gag estemporanee. Avere idee e qualcosa da dire da una prospettiva veramente comica, inusuale, senza ricorrere obbligatoriamente ai tanto amati tormentoni non è poca cosa al giorno d'oggi. I ragazzi di Villa Perbene ci riescono e il pubblico del Sancarluccio mostra di apprezzare tra risate e interazioni.

Cristiano Esposito
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lunedì 7 aprile 2014

Plauto e Shakespeare in salsa napoletana all’Augusteo di Napoli

Dopo venticinque anni e oltre seicento repliche in tutta Italia, “Menecmi - Due gemelli napoletani” può essere definito il vero cavallo di battaglia del Tato Russo attore. Questa sua libera rielaborazione, intrisa della grande arte comica della scuola del teatro napoletano, di due testi del teatro classico come "Menaechmi" di Plauto e "La commedia degli equivoci" di William Shakespeare non smette di divertire e affascinare il pubblico. Tato Russo interpreta con grande versatilità le parti dei due gemelli protagonisti, Menecmo e Fosicle. Uno dei due si perde da bambino in un mercato di Capua, ma diventato adulto necessita di trovare il fratello e la sua famiglia in generale perché indigente. Arriva così nella Neapolis antica, città dai facili costumi, lussuriosa e decadente dove il fratello, benché sposato, si abbandona ad ogni forma di dissolutezza, potendo godere dei favori di una sgualdrina sua dirimpettaia. La presenza del secondo gemello darà luogo ad una serie di equivoci e di errori in cui la comicità esploderà in maniera prorompente in tutte le scene dello scambio fra i due fratelli. Solo l’incontro finale porrà fine al turbinio di qui pro quo.

I cambi veloci di personaggio esaltano ancor di più la bravura di Tato Russo, sapiente e raffinata, grazie alla quale i due gemelli sembrano rincorrersi sulla scena senza afferrarsi mai perché, come recita la battuta finale, “se non entro io non esce lui”. Con lui in scena, diretti da Livio Galassi, Eva Sabelli, Massimo Sorrentino, Clelia Rondinella, Antonio Rampino, Marina Lorenzi, Giorgia Guerra, Davide Sacco, Rino Di Martino, Renato De Rienzo, Olivia Cordsen, Ashai Lombardo Arop. I personaggi a cui questi danno vita sono caratterizzati solo superficialmente, semplici stereotipi dal linguaggio esuberante, popolare, colorito. Troviamo nei dialoghi diversi doppi sensi e battute a sfondo sessuale a tutto vantaggio del divertimento e delle risate. Non manca qualche sagace riferimento all'attualità, come quando il Menecmo in viaggio a Neapolis nota “palazzi sfravecati, strade che sprofondano" e si chiede "ma chi è ‘o magistris e chesta citta? Ca me pare o paese d’a sfrantumazione". La scenografia di Tonino Di Ronza, composta da rovine sparse qua e là, batte, tra l'altro, sullo stesso tasto. “Chi sono io?” si chiede confuso il Menecmo perduto, cresciuto in campagna e per questo rozzo ma meno corrotto, più genuino e paradossalmente più profondo.

Tato Russo scrive nel programma di sala: «Sono venticinque anni che porto in giro per l'Italia i miei Menecmi, ispirati a Plauto: in tutto questo tempo è cambiata la mia età anagrafica, e mi è diventato faticoso interpretare due parti. Ma il pubblico e i teatri continuano a richiedermelo, e oggi mi ritrovo a inventarmi le forze per essere di nuovo in scena con questo mostruoso composto di fatica e di follia creativa. Ce la farò ancora una volta?». Ci pare di poter rispondere affermativamente senza pensarci più di tanto su. Da vedere.

Cristiano Esposito
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venerdì 4 aprile 2014

Risate e teatro di tradizione al Bracco di Napoli con Rosario Ferro in "Nanassa"

Rosario Ferro chiude la stagione teatrale in abbonamento del teatro Bracco di Napoli con la divertente commedia "Nanassa", riadattata da Eduardo Scarpetta. Il grande attore e commediografo napoletano  scrisse "'A nanassa" in tre atti nel 1900, prendendo spunto da "La signora di Chez-Maxim" di Georges Feydeau. Il personaggio protagonista è Felice Sciosciammocca, sposato per interesse con una vedova anziana e benestante, il quale non riesce a frenare i bollenti spiriti che lo portano a trascorrere una serata con la bella Giulietta, detta 'a Nanassa. Per un gioco di equivoci Nanassa si troverà costretta a spacciarsi per la moglie di Felice per compiacere il ricco zio di lui, che deve maritare una figlia un po' sciocca proprio con il fidanzato di Giulietta. Da qui si innescherà un tourbillon di situazioni e gag colorate e vivaci. L'adattamento in due atti di Ferro ha il suo principale punto di forza in un cast di tutto rispetto, in primis con Fabio Brescia ed Arnolfo Petri in grande spolvero. E poi con Melania Esposito, Anna D'Amato, Pino Pino, Diego Sommaripa, Elena Maggio, Agnese Laurenza e Aldo Leonardi. Tra la prima parte, raccolta e compressa in casa di Felice, e la seconda, scenograficamente en plein air e con una recitazione corale caratterizzata talvolta anche dalla presenza contemporanea in scena di tutti e dieci gli attori, la rappresentazione cambia completamente registro. Ma la riattualizzazione del testo funziona (c'è anche una canzone incisa ad hoc per lo spettacolo al fine di movimentare il tutto) e le caratterizzazioni risultano azzeccate, divertendo la platea con efficacia. Le scene sono di Enrico Scudiero, i bei costumi di Rosaria Riccio, le musiche di Marco Mussomeli. C'è tempo dunque fino a domenica 13 aprile per passare due ore all'insegna delle risate e del buon teatro popolare di tradizione, al Bracco di Napoli con Rosario Ferro e la sua brillante compagnia. 


Cristiano Esposito
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