
Ne viene fuori un'avvincente opera corale, dove non primeggia un unico protagonista e i vari livelli narrativi si intrecciano mantenendo alta l'attenzione degli spettatori. Di certo risalta la grande bravura di Silvio Orlando, col suo magnetico accento dell'est europeo e la tensione che riesce a creare nel silenzio che intercorre tra una battuta e l'altra. La sua performance ci rende quasi impossibile odiare il personaggio di Shylock, per il quale invece a tratti si prova compassione. Come quando è costretto rapidamente a fare retromarcia, accettando prima i 9 mila scudi, poi chiedendo solo i 3 mila del prestito e infine accettando di baciare il crocifisso (Binasco, tra le varie modifiche al testo originale, fa dire al giudice del tribunale: "E ora bacia la croce, ebreo"). Anche gli altri attori recitano con diverse inflessioni dialettali, dal siciliano al piemontese, passando per l'emiliano, e questo rende la rappresentazione più popolare e attuale. In una compagnia decisamente all'altezza risaltano Sergio Romano, che porta in primo piano la figura di Lancilotto, e la caratterista Milva Marigliano, nei panni di Merissa.

L'intento di Binasco di fare
dello spettacolo una festa del teatro e del testo una grande favola va a buon
fine. Nel domandarci se ci troviamo più di fronte ad una persecuzione della
diversità o al compiersi della giustizia tiriamo le somme su quanto Shylock sia
davvero l'unico personaggio serio della commedia. Le oltre due ore di buon
teatro filano via che è un piacere grazie alla qualità degli attori e della
regia. Il resto lo fanno le musiche quasi sussurrate di Arturo Annecchino, i
costumi di Sandra Cardini, le luci di Pasquale Mari e le scenografie estremamente
essenziali di Carlo De Marino.
Cristiano Esposito
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