Sono sempre loro oltre vent’anni dopo, Ale e Franz. Giochi di parole, nonsense e surrealità racchiusi da una cornice di normalità. Il loro ultimo spettacolo, “Tanti lati - Latitanti”, è stato scritto in collaborazione con Antonio De Santis per la regia di Alberto Ferrari e sta girando i teatri di tutta Italia dallo scorso novembre. Il Cilea di Napoli ha risposto con un buon calore a questo collage di sketch incentrati sulla comunicazione e sulle relazioni interpersonali. Trovano spazio, tra l’altro, argomenti come l’omosessualità, la religiosità, la politica e la vecchiaia (esilarante il pezzo in cui i due protagonisti vestono i panni di due anziani). Il tutto per esplorare i tanti lati dell’essere umano, partendo dallo spunto fornito da alcuni scritti dei pazienti di un ex ospedale psichiatrico milanese. Tanti lati, visti da angolazioni diverse e insolite. Tra una poesia di Alda Merini, le note di “Destra-Sinistra” di Giorgio Gaber e la rivisitazione di uno sketch con Walter Chiari. L’essenzialità della scena, con solo un albero quasi tutto spoglio, un fondale nero, una luna che scende dalla graticcia e poche videoproiezioni, lascia libero sfogo all’incalzare dei dialoghi del duo comico milanese. Nessun costume particolare, tranne quando Franz dà vita alla statua di Sant’Antonio e a quella di San Michele; maggiore voce in capitolo invece per il disegno luci. I tanti lati vengono fuori anche grazie al trascorrere del tempo: la coppia del primo sketch si rincontra dopo vent’anni, così come Palmiro e Fidel, che si rivedono fuori ad un seggio elettorale. Il tentativo è quello di miscelare poesia e comicità, lasciando qualche sparuto margine all’improvvisazione. E risulta riuscito in buona parte, grazie al ritmo sostenuto ed ai testi che favoriscono una paradossale immedesimazione della platea con una decina di personaggi strambi ma molto umani.
Cristiano Esposito
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