“Buena Onda”, produzione del Nuovo Teatro di Marco Balsamo, è innanzitutto uno spettacolo che trasforma efficacemente la sala teatrale nella pancia di una nave da crociera. E lo fa senza suggestioni indotte da semplicistici effetti visivi o sonori, soltanto attraverso un mood e un’arte capaci di far volare fino all’oceano l’immaginazione degli spettatori. Rocco Papaleo e Giovanni Esposito (che prima dello spettacolo accolgono in sala le persone che man mano prendono posto) si dimostrano eccellenti affabulatori e narratori di storie umane tra duetti, monologhi e canzoni, accompagnati da Francesco Accardo alla chitarra, Jerry Accardo alle percussioni, Guerino Rondolone al contrabbasso e Arturo Valiante al pianoforte. Papaleo impersona Gegè Cristofori, malinconico cantante che lavora sulla nave; Esposito è invece Ruggero Chiaromonte, il comandante della “Buena Onda” che pretenderebbe dal primo una maggiore spensieratezza, anche perché “il jazz è inopportuno”. Ma, si sa, su una nave da crociera è sempre festa e a Chiaramonte mancano i giorni feriali: ecco che anche in lui esce fuori alla distanza una certa mestizia. Un ruolo importante lo gioca poi il pubblico, che viene a più riprese coinvolto nella narrazione e rappresenta i viaggiatori della nave. Il meccanismo metateatrale arriva al paradosso di frenare e raffreddare il calore della platea, quando questa esce fuori dalla parte assegnatagli.
Scritto da Valter Lupo, Valerio Vestoso, Giovanni Esposito e Rocco Papaleo, “Buena Onda” alimenta ancora una volta il tòpos del viaggio tanto caro a quest’ultimo. Una finzione decisamente riuscita, percorsa da un intrattenimento di qualità. Che mira a far ridere e a trasmettere qualche emozione, con una spruzzata di malinconia sempre pronta a far capolino dietro l’angolo. Proprio come accade nel film “Onda su onda”, il terzo lungometraggio diretto da Rocco Papaleo uscito nei cinema lo scorso febbraio, in cui ritroviamo il cantante Gegè Cristofori. Ritornando allo spettacolo, la regia di Valter Lupo accosta i vari sketch (da segnalare la rielaborazione di “Acqua minerale” del grande Achille Campanile) salvaguardando il ritmo e la coerenza di una messa in scena che il pubblico mostra di gradire fino al punto di accettare di trasformarsi in foca nel bis finale.
Cristiano Esposito
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