Nando Paone torna in teatro e porta in
scena una commedia di Cetty Sommella da lui stesso diretta. Operazione
particolare e coraggiosa questa di “Se ci amiamo non ci estinguiamo”,
che spiazza positivamente il pubblico che si aspettava un Paone solo
macchiettistico e strambamente divertente, quello del sodalizio con
Vincenzo Salemme per intenderci. Qui l’attore napoletano suscita risate
ma anche riflessioni di un certo spessore, in una vicenda che a tratti
ricorda il ciclo di commedie eduardiane tutte incentrate sugli
psicodrammi e sui conflitti familiari (vedi “Sabato, Domenica e lunedì”,
“Mia Famiglia” o “Bene mio e core mio”). Commedie amare, in cui spesso
di comico resta solo il retrogusto. E’ quello che accade soprattutto nel
secondo atto di “Se ci amiamo non ci estinguiamo”.Franco (Nando Paone) e Milena (Adele Pandolfi) sono due anziani coniugi che vivono ormai stancamente la loro vita, tra medicine, televisione e solitudine. In una sera come tutte le altre, davanti ai soliti programmi televisivi, Franco ha un virgulto di vitalità e decide di rompere gli schemi, stanco di vivere come un vecchio. Dopo diversi tentennamenti Milena decide di assecondarlo, prima per amore e poi anche per sua convinzione. Ed ecco che i due si lasciano andare a “trasgressioni” come un piatto di spaghetti aglio, olio e peperoncino, una vaschetta di gelato, un sigaro. Arriva il confronto con i giovani, i loro figli in questo caso. Luca (Biagio Musella), ragioniere nevrotico, crede che il padre sia ormai malato di Alzheimer e chiama la cugina (Anna Cimmino) per un’inutile visita. Luisa (un’ottima Annarita Vitolo), altrettanto nervrotica e in psicanalisi da molti anni, ci aggiunge la notizia di essere incinta di un uomo che non è suo marito. Franco provoca i suoi figli, prova a smuoverne le coscienze ma ne otterrà solo confessioni di disagio e disistima di vecchia data. Ci si accusa a vicenda di non essere buoni figli e buoni genitori.
Ma è la rivalsa dei vecchi sui giovani, in una situazione ribaltata dove sono i genitori che tagliano (o provano a tagliare) il cordone ombelicale, che gridano la loro solitudine e il loro desiderio di non morire prima del tempo. La leggerezza del primo atto muta in uno spessore ben diverso nel secondo, ed è lì che godiamo di un grande interpretazione di Nando Paone. “Un padre, per essere un buon padre, deve avere dei buoni figli”; ma in ogni caso è l’amore che garantisce la sopravvivenza della specie, che fa girare il mondo, che non ci fa sentire soli, che insomma ci da un senso e ci fa esistere.
Cristiano Esposito
18 / 11 / 2011
Lo spettacolo resta in scena al teatro Delle Palme di Napoli fino a domenica 27 novembre 2011. Per info consultare il sito www.teatrodellepalme.it
Stile asciutto e accattivante. Alla prossima recensione...
RispondiEliminaScritto molto bene. ant- e post- al riassunto hanno incorniciato il pezzo.
RispondiElimina