Ancora Rosario Ferro, ancora Eduardo Scarpetta, ancora
Felice Sciosciammocca. Ancora un testo ultracentenario, "'O miedeco d'e pazze", datato 1908, che
ancora strappa numerose risate al pubblico. Ed è ormai consueto anche il garbo
e il tatto con i quali la regia di Ferro attualizza e dona nuova freschezza
alla rappresentazione originaria, senza stravolgimenti ma con mano leggera ed
efficace. Con il solo e unico fine di divertire, regolarmente raggiunto. Niente
presunte indagini introspettive su chi è davvero pazzo e chi savio, solo risate
e l'inserimento di parti canore e musicali. Rosario Ferro fa suo il ruolo che
fu di Totò sul grande schermo, cucendosi addosso il personaggio e
caratterizzandolo col proprio stile, che il pubblico fidelizzato ormai riconosce
da più di quindici anni. Accanto a lui una bravissima Ida Carrieri e una
compagnia di tutto rispetto che porta il nome della compianta Bianca Sollazzo, formata
da Noemi Coppola, Anna D'Amato, Aurelio De Matteis, Nancy Fontanella, Carmine
Gambardella, Armando Iodice, Felice Pace, Pino Pino, Filippo Rossi, Rino
Soprano, Antonio Stoccuto e il baritono Maurizio Esposito. Deliziose le
scenografie, con tele dipinte a mano da Vittorio Barresi i cui colori si
sposano con i costumi di Rosaria Riccio in un delicato acquerello.
"Il medico dei
pazzi" di Ferro, che apre la
stagione del teatro Bracco di Napoli, pur restando fedele al testo accorpa il
primo ed il secondo atto con cambio di scena a vista, terminando con un epilogo
ben più breve dopo l'intervallo. Il naturale rodaggio della rappresentazione
serrerà ancor di più i tempi ed esalterà ulteriormente le caratteristiche di
tutti gli attori. Un'operazione, questa, da sostenere senza se e senza ma, che
propaganda con coraggio e fermezza un teatro popolare irripetibile, che per
assurdo oggi corre materialmente il rischio di diventare "di
nicchia". Rischio che non possiamo permetterci, per salvaguardare la
nostra memoria storica e una comicità genuina, mai volgare che crea un'empatia
unica tra attori e spettatori. Questa, in fondo, è la Napoli che vogliamo ci
rappresenti in Italia e all'estero.
Cristiano Esposito
Articolo pubblicato anche su Teatro.org al link:
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