
Un proscenio
suggestivo, con vera acqua che riflette le luci sulle pareti del teatro, una
barca che lo attraversa e ci porta lì, tra le onde di Castel dell'Ovo.
Gleijeses ha ormai abituato il suo pubblico a scenografie ad effetto:
ricordiamo, ad esempio, gli enormi girasoli di "Ditegli sempre di
sì". Ha scelto un testo di Viviani sconosciuto ai più, in bilico tra
l'italiano parlato dai borghesi e il napoletano verace dei luciani. Lo scontro
tra le due classi sociali raggiunge il culmine nel secondo atto, ambientato in
zona Chiatamone, nel quale non appare né lui (strappa diverse risate nei panni
di cocainomane e sonnambulo divinatore al primo atto) né l'atteso Lello Arena (poeta
squattrinato e magnetizzatore nella prima parte). Alla fine sembra prevalere la
fierezza degli uomini di mare, accomunati però ai borghese da una certa
insoddisfazione per le miserie (ognuno ha le sue) della vita. La direzione musicale
è affidata a Guido Ruggeri, le assai gradevoli scene a Pierpaolo Bisleri. Un
affresco a tratti bozzettistico della Napoli di inizio Novecento, una forma di
teatro unica e inclassificabile, giustamente popolare, che però probabilmente
andava riadattata in una forma più digeribile ai giorni nostri.
Cristiano Esposito