Il Teatro Bellini si conferma casa del teatro a tutto tondo
e ospita a Napoli il nuovo lavoro firmato Ricci/Forte. “Grimmless”, come tutti
gli allestimenti dei due enfants terribles della nuova scena italiana che
vengono dalla serie tv “I Cesaroni”, è un’esperienza forte, con un’estetica e
un linguaggio particolari, che difficilmente lasciano indifferenti. Oscillando
tra segni ipercontemporanei e arcani la rappresentazione ci racconta la nostra
realtà senza fiaba, in cui regna la violenza, humus nel quale tocca crescere ai
giovani di oggi. I cinque protagonisti
sul palco rappresentano proprio i ragazzi moderni, con pochi e sbagliati punti
di riferimento, viandanti senza meta che mettono in evidenza il contrasto tra
le favole di cui dovrebbero nutrirsi e le storture di questo mondo con sempre
meno etica e morale. Elencano al pubblico episodi di violenza, sessualità
deformata, disperazione. Ordinaria follia odierna, cantilenata in modo asettico
e monocorde. Raccontano le favole canoniche in modo deviato, con l’incanto che
trasmuta in disincanto. E Anna Gualdo, Valentina Beotti, Andrea Pizzalis,
Giuseppe Sartori e Anna Terio finiscono per denudarsi e coprirsi a vicenda di
quell’oro che vuole forse rappresentare la cultura mainstream attuale, quella
dei soldi, del consumismo e del potere. O che forse vuole sottolineare l’importanza
dimenticata del calore umano e della solidarietà. Ma i vestiti che i ragazzi
indossano sul finale sono troppo grandi, troppo da adulti, troppo larghi e
scomodi. Si cresce troppo in fretta oggi, si è costretti ad essere adulti
quando ancora non lo si è diventati. Il segnale rivelatorio di ciò è la latente
(mica tanto) voglia di giocare, la voglia inappagata di fiabe. Si celebra un’Italia
che di favola ha ormai veramente poco. E ad una ragazza in scena viene
finalmente la voglia di staccare la corrente e fermare tutto il sistema. Forse
è finalmente arrivato quel “momento del viaggio in cui si comincia a tornare
indietro, verso noi”.
Un lavoro che per lunghi tratti funziona e colpisce, ora più
in superficie ora più in profondità. Non sappiamo quanto per aver soddisfatto
un certo voyeurismo (nudi, che noi riteniamo quasi sempre inutili
artisticamente ed evitabili, e violenza) o quanto invece per aver innescato
riflessioni fertili sulla situazione attuale. Bravissimi i cinque interpreti, impegnati
in una performance eclettica e fisicamente dispendiosa.
Cristiano Esposito
Nessun commento:
Posta un commento