Dopo il successo della scorsa stagione teatrale Familie Flöz
torna al teatro Bellini di Napoli, questa volta con lo spettacolo
"Infinita". Un anno fa con "Hotel paradiso" avevamo
imparato a conoscere questo fantastico modo di far teatro, classico e innovativo
allo stesso tempo, che pure va avanti dal lontano 1994. Un teatro di figura, di
maschera, danza, clownerie, acrobazia, improvvisazione. E autentica poesia.
Quest'ultima viene fuori ancor di più in "Infinita", spettacolo
risalente al 2006 e incentrato sui primi e sugli ultimi istanti di vita dell'uomo,
sulla nascita e sulla morte. Sul timido ingresso nel mondo, con i primi passi e
le prime scoperte, come quella del sesso; e sull'inevitabile caduta finale. Le
fasi dell'esistenza che più si assomigliano: tenere, comiche, fragili e
poetiche. Categorie fuori dal mondo del lavoro, che sembrano “inutili” per un
certo tipo di società produttiva.
Suggestiva già l'entrata in sala dello spettatore, che a
sipario aperto si trova davanti una videoproiezione di ombre (profili
rigorosamente mascherati da Flöz, ovviamente) che procedono in processione,
lentamente, inesorabilmente. "Infinita" procede con un'universalità
che porta ogni spettatore al centro della scena, che ci fa sorridere ed
emozionare di noi stessi. Si torna insomma tutti un po' bambini quando gli
attori fanno galleggiare sulla platea e sui palchi una grande palla azzurra con
cui finisce per giocare il teatro intero. La vita è un ciclo infinito. In scena
i due registi dello spettacolo Michael Vogel e Hajo Schüler, insieme a Björn
Leese e Benjamin Reber.
Diciassette spettacoli in otto anni, oltre centocinquanta
maschera in cartapesta create in modo artigianale, non una sola parola
comprensibile proferita sul palco. Eppure per il pubblico entusiasta di tutto
il mondo e di tutte le età non mancano emozioni, risate e commozione. Le rigide
maschere comunicano perfettamente con mezzi antelinguistici una vasta gamma di
sentimenti grazie alla bravura degli interpreti, che poi ne sono anche i
realizzatori. Il conflitto fisico è l'origine di tutte le azioni drammatiche,
l'attore scrive quindi la scena con il corpo, nell'aria. Musiche e luci orchestrate
sapientemente fanno il resto. "Infinita" è forse in certi frangenti
più lento di "Hotel Paradiso" ma pregno di una poesia che ti prende
fino alla fine perché parla di ognuno di noi. Uno straordinario progetto
teatrale che ci fa riscoprire un apprezzabile humor tedesco.
Cristiano Esposito
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