Duecento cinquant’anni e non sentirli. Tanti quanti ne sono
passati da quando Denis Diderot cominciò a scrivere il dialogo satirico “Il
nipote di Rameau”, che mancava dai nostri teatri dagli inizi degli anni
novanta. Eppure la sua attualità è a dir poco sorprendente, forse perché l’essere
umano è lo stesso da sempre e per sempre, così come le sue contorsioni
intellettuali, i suoi vizi e le sue virtù. Fatto sta che Silvio Orlando fa
centro ancora una volta con un’opera del passato che ci parla del nostro
presente, inviando al pubblico messaggi tanto arguti quanto inquietanti. Un
musico fallito, nipote del celebre compositore musicale Jean-Philippe Rameau, conversa
con lo stesso filosofo Diderot al Café de la Régence, snocciolando episodi e
aneddoti della propria vita. E lo fa rappresentando a tratti un vero e proprio
alter ego di Diderot, esponendo alcune sue tesi già espresse in opere precedenti.
Confessa al filosofo la sua immoralità senza pudore, gli dimostra la sua notevole
capacità di adulazione e pantomima che gli permette di vivere da scroccone facendo
il buffone di corte nei salotti della borghesia parigina. Diderot vede in lui un
misto di delirio e di buonsenso, di abiezione e di onestà; tutto ciò lo
affascina. Rameau è in fondo la cattiva coscienza della società parigina di
metà Settecento, è colui che ha il coraggio e la spudoratezza di confessare ciò
che tutti pensano e di fare per mestiere, come satiro e pantomimo, ciò che
tutti fanno nella loro vita, e cioè l’adulatore. Per via dei numerosi attacchi ai poteri costituiti parigini
Diderot tenne l’opera segreta, preservandola per una più saggia pubblicazione
postuma.
La grande interpretazione di Silvio Orlando (coadiuvata
dalla genialità del testo) rende Rameau capace di ribaltare la visione del bene
e del male, del genio e della mediocrità, della natura umana e della
possibilità di redimerla. L’elogio della finzione appare liberatorio: smaschera
l’ipocrisia, il servilismo, l’egoismo di una società. E viene da immaginare
che, se invece che al Café de la Régence secoli fa la rappresentazione fosse
stata ambientata al Gran Caffè Gambrinus ai giorni nostri, il discorso non
avrebbe comunque fatto una piega. Permane ancora “qualche” ambiente
corruttibile e “qualche” onesto che ha la peggio rispetto a un disonesto, apparendo
più infelice. In scena con Orlando, che cura anche la regia ed ha adattato l’opera
insieme ad Edoardo Erba, gli ottimi Amerigo Fontani, Maria Laura Rondanini e
Luca Testa. I costumi sono di Giovanna Buzzi, le scene di Giancarlo Basili.
Lo spettacolo resta in scena al teatro Nuovo di Napoli fino a domenica 16 dicembre 2012. Per info consultare il sito www.teatronuovonapoli.it.
Lo spettacolo resta in scena al teatro Nuovo di Napoli fino a domenica 16 dicembre 2012. Per info consultare il sito www.teatronuovonapoli.it.
Cristiano Esposito
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