Grandi applausi alla prima napoletana al teatro Bellini di
"RIII - Riccardo terzo", con Alessandro Gassmann nei panni del
protagonista. Giunto ormai alla terza interpretazione di un'opera di William
Shakespeare, l'illustre figlio d'arte è per la prima volta anche regista e
ideatore scenico complice l'incontro con Vitaliano Trevisan, che si è occupato
della traduzione e dell'adattamento. Il testo giovanile del Bardo, composto tra
il 1591 e il 1592, viene qui reso con un linguaggio per lunghi tratti
accattivante e divertente, asciutto e secco, attraverso un lessico diretto e
privo di filtri. Arriva comunque allo spettatore la complessità, la forza e la
bellezza di una drammaturgia che descrive il furore violento, la brama di
potere, l'assoluta mancanza di regole e la follia omicida di Riccardo III. Con
l'imperitura attualità dei grandi autori, in questo caso data dallo scavare
nelle pieghe oscure dell'inconscio e nelle deformità dell'animo umano.
"E' come se non avessi sfumature, se non sono il primo
mi sento l'ultimo". Alessandro Gassmann, che ha ripristinato recentemente
la seconda "n" finale del suo cognome tolta tanti anni fa dal padre
Vittorio, e che rimarca l'origine ebrea della sua famiglia, appare a suo agio
nei panni di Riccardo. Il gran lavoro di Trevisan riduce gli oltre quaranta
personaggi per dieci attori (sei dei quali non possono interpretare doppi ruoli)
e compatta il tutto in due ore e un quarto, con stile quasi filmico. Il
protagonista è reso volutamente gigantesco, con scarpe enormi, fuori scala
rispetto agli altri attori e alla scena, costretto a chinarsi per potersi
specchiare, passare da una porta o guardare qualcuno negli occhi. La sua
altezza simboleggia la diversità della sua anima malvagia, che per il potere
non si ferma davanti a nulla. Nato con i denti per mordere il mondo, Riccardo
anticipa tutti dicendo quello che farà, come fosse regista e drammaturgo di sé
stesso. In fin dei conti è lui a mandare avanti l'intero
meccanismo e solo per
Amleto il Bardo aveva scritto una parte più estesa: siamo davanti ad un eroe ed
anti-eroe, che manipola il destino suo e quello degli altri, dimostra una cattiveria
assoluta e affascinante, sa essere ammaliatore e ironico. Accanto a
Riccardo-Gassmann un'ottima compagnia, con alcuni attori impegnati in più
ruoli: Mauro Marino, Giacomo Rosselli, Manrico Gammarota, Emanuele Maria Basso,
Sabrina Knaflitz, Marco Cavicchioli, Marta Richeldi, Sergio Meogrossi, Paila
Pavese. Apprezzabili i costumi del napoletano Mariano Tufano, che spaziano dal
Medioevo all'Ottocento, passando per la seconda guerra mondiale. Le scene, tra
il gotico e il crepuscolare in stile Tim Burton, tra antichi rosoni gotici e moderne strutture
in cemento armato, coadiuvate da sapienti videoproiezioni, sono di Gianluca
Amodio. Ma l'osmosi tra arcaico e contemporaneo è onnipresente in questa messa
in scena. Un'operazione, pare riuscita con successo, mirata a trascinare anche
i giovani a teatro (vedi anche i pannelli 3d nel foyer, i trucchi e le
atmosfere dark), ad assistere al teatro classico, con la "t"
maiuscola.
Cristiano Esposito
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