Uno spettacolo garbato, misurato e divertente quello che
Lunetta Savino ed Emilio Solfrizzi portano in scena al teatro Diana di Napoli
in questi giorni. "Due di noi" è composto da tre atti unici tratti da
storie matrimoniali che mettono a nudo i paradossi della vita di coppia, scritte
da Michael Frayn. Il drammaturgo inglese debuttò in teatro a Londra nel 1970
proprio con questa commedia (con un atto unico in più), dodici anni prima del
grande successo di "Noises off" ("Rumori fuori scena"). I
due attori baresi formano una bella coppia sulla scena e accompagnano gli
spettatori nelle pieghe del mondo coniugale con umorismo e sarcasmo,
evidenziandone le piccole e grandi crisi, le mancanze, le tensioni, le
incomprensioni, l'incomunicabilità e il logorio del rapporto. Nella prima
storia affrontano un esaurimento nervoso a causa di un pargoletto insonne e
urlante dopo essere tornati in vacanza a Venezia nella stessa camera d'albergo
dove avevano trascorso la luna di miele. Inevitabile il confronto tra il prima
e il dopo la nascita del bambino, da cui viene fuori una certa comicità amara. Chi
erano prima del "lieto evento"? Cosa facevano e come litigavano? La
seconda vicenda azzera la comunicazione di coppia al punto che la moglie vi sopperisce
dialogando in modo surreale con il piede in perenne movimento del marito, unica
parte del corpo che ancora risulta in qualche modo espressiva. Umorismo inglese
per un quasi monologo della Savino. L'ultima parte dello spettacolo è un
virtuosismo drammaturgico e attorale che dà libero sfogo alla versatilità del
duo Savino-Solfrizzi, che qui ricoprono più ruoli a testa nella stessa storia,
cinque in tutto. Marito e moglie si ritrovano a dover gestire una cena alla
quale hanno invitato, per errore, una coppia di amici da poco lasciatisi e il
nuovo compagno di lei. La farsa si rivela efficace grazie al sapiente
meccanismo di entrate, uscite e travestimenti e alza notevolmente il ritmo
della rappresentazione.
La regia è di Leo Muscato, per un testo che richiede grande
bravura dei due soli attori in scena e dona loro la possibilità di valorizzare
le proprie capacità anche estemporanee. Prova superata per Lunetta Savino ed
Emilio Solfrizzi, che dimostrano affiatamento, eclettismo e capacità di vestire
e svestire rapidamente i panni di personaggi anche molto diversi tra loro. Uno
spettacolo che illustra efficacemente come la leggerezza non sia
obbligatoriamente sinonimo di superficialità e semplificazione.
Cristiano Esposito
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