L’assurdo che a tratti diventa plausibile, narrato in pieno
stile Achille Campanile, attaccando gli stereotipi della comunicazione
corrente, con una comicità fisica, esuberante. Il nonsense di Antonio Rezza è
qualcosa di speciale, ma diventa unico nell’ambito degli spazi vestiti da
Flavia Mastrella. Accanto alla demenza ci vuole la forma che l'accompagni, altrimenti
sembrerebbe tutto stupidità , come dice lui stesso in “Fratto_X”. Stoffe color
carne a forma di "x" dalle numerose possibilità figurative e una
città fatta con stoffa e metallo fanno da habitat delle sue performance. In
questo nuovo lavoro Rezza è cresciuto tanto, gira di meno il palco, si mantiene
di più al centro, sembra tirare a tratti
il freno a mano della sua esuberanza, trattenendo il corpo e sciogliendo le
briglie alla lingua. Dopo il fortunato "7-14-21-28", “Fratto_X” ci
domanda tra le righe quando e quanto siamo davvero noi stessi, quanto parliamo
con parole nostre e quanto con quelle degli altri, come accade al suo compagno
di scena Ivan Bellavista. Genialità in scena che possono essere partorite solo
da una follia senza regole, o comunque con regole diverse da quelle convenzionali.
Ciò permette di scardinare il conformismo della televisione, dei rapporti di
coppia (l'amore è residenza, soltanto i rapporti superficiali non sono dettati
dal caso, quelli più profondi sono frutto della casualità) e del teatro stesso.
Gli oggetti e i personaggi in scena attorno a Rezza sono telecomandati, robot
manipolati come il potere costituito vorrebbe fare con tutti noi. Rita e Rocco
in taxi si imitano l’un l’altro così come tendono a fare in molti oggi nella
realtà, in una spersonalizzazione dominante. Summa delle capacità dell'attore di
origini piemontesi il numero finale in cui, con uno specchio riflettente la
luce dei proiettori su alcuni spettatori a turno, racconta una folle storia
dall'esito esilarante. L’incognita dell’equazione “Fratto_X” forse è proprio la
nostra identità perduta. Capiamo che qualcosa non va ma non riusciamo a
sottrarci alla manipolazione, alla tirannia del potere. E continuiamo a giacere
sotto un fratto che ci uccide per eccessiva semplificazione.
Questo e molto altro è Antonio Rezza. Uno che esce di scena
per qualche minuto e fa continuare lo spettacolo, tra le risate inspiegate e
inspiegabili della platea, anche senza di lui e senza nient’altro. Da oltre
vent'anni con Flavia Mastrella si diletta ad uccidere senza alcuna pietà il
senso comune, raccogliendo il consenso di un pubblico molto eterogeneo. Senza
pretesa di risolvere i problemi, casomai riuscendo a causarne di nuovi. Difficile
spiegare i suoi spettacoli, molto più facile assistervi e divertirsi con
spensieratezza. Ma... “esiste ancora la spensieratezza?”. Oppure ci è stata
"stroncata alla nascita"? Venite a teatro e capirete, forse.
Cristiano Esposito
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