Sono Marisa Laurito e Giuseppe Zeno, protagonisti della
commedia musicale "La signora delle mele", a dare il via al cartellone
in abbonamento del teatro Cilea di Napoli. Il testo di Riccardo Manaò
riscrive la novella di Damon Runyon «Madame La Gimp» ("gimp" in
inglese significa zoppa e la Laurito entra davvero nel personaggio quando,
ironia della sorte, durante la stagione scorsa si rompe il perone al terzo
giorno di prove), da cui venne Frank Capra trasse ben due film: "Signora
per un giorno" (1933) e "Angeli con la pistola" (1961). E' la
storia di Annie (qui Regina), la barbona di Broadway col vizio dell'alcool, che
vive di espedienti e vende mele, simbolo di New York, e di Dave "lo
sciccoso", gangster che lascia intendere dalla sua prima entrata in scena di
essere troppo buono per il "lavoro" che si è scelto. Convinto di
ottenere dalle mele che acquista da Annie buona sorte nei suoi affari legati al
proibizionismo, la aiuterà a trasformarsi nella signora che alla figlia lontana
diceva di essere quando questa arriva in America col promesso sposo e suo
padre.
L'avenue di Broadway, tutto apparenza e finzione di una
realtà splendida e luccicante, rappresentato al tempo della grande depressione
del 1929, si rispecchia nel personaggio di Annie, costretta però alla fine a
rivelare la verità a sua figlia. Ad ogni modo, grazie ancora all'aiuto di Dave,
nell'happy end trionferà ancora una volta la menzogna a mettere le cose in
ordine. Più di trenta
attori in scena, alcuni dei quali validi ballerini e cantanti anche se poco
"sfruttati" dalla rappresentazione, e alcuni inconvenienti nei
microfoni fanno perdere qualche parola al pubblico. Marisa Laurito riesce ancora
a catalizzare l'attenzione anche se la sua tradizionale verve appare in qualche
modo ingabbiata. I momenti migliori sono senz'altro quelli che la vedono alle
prese con la musica, come nell'occasione della probabile citazione di "Casablanca",
quando canta accompagnata al piano dal nero Charlie Jacobs Cannon. Giuseppe
Zeno è a suo agio nel ruolo di Dave e mostra un buon physique du rôle, pur se anche
qui il testo pare non dargli modo di fare qualcosa in più. Attorno a loro un
cast di tutto rispetto di attori esperti come Mimmo Esposito (uno dei migliori
certamente), Antonio Ferrante, Mario Santella e Giuseppe De Rosa.
L'azione, tra voci afro americane, blues e jazz dei
primordi e le grandi orchestre nere e bianche che facevano danzare il mondo e lo
distoglievano dalla crisi, non decolla, troppo pochi e deboli i guizzi comici o
drammatici. In questa favola moderna manca
qualche invenzione per rendere il tutto più spettacolare; diversi personaggi
appaiono troppo "normali", neutri, senza la necessaria caratterizzazione.
Note positive i costumi di Mariagrazia Nicotra, le scene di Bruno Garofalo, che cura anche una regia corale e
snella, proiettate su quinte e pannelli mobili con le immagini videografiche di
Claudio Garofalo, e le (poche, per una commedia musicale) canzoni in pieno
stile jazz composte da Nicola Piovani su versi di Vincenzo Cerami, che danno
colore e consistenza alla messa in scena.
Cristiano Esposito
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