Per una sera l'Arenile Reload di Bagnoli (Napoli) si
trasforma in un paesino dell'Alta Irpinia, in un'atmosfera tra sagra e
sposalizio. Già, lo sposalizio; il corpo e il pane, il mattone fondante della
comunità, consumato con cibo e musica umile, da ballare per favorire
l'impegnativa digestione. Vinicio Capossela per questa nuova avventura si è
scelto la "Banda della posta" come compagna di viaggio. A Calitri,
provincia di Avellino, molti anni fa un gruppo di suonatori si ritrovava
davanti all'ufficio postale nel corso di pomeriggi assolati. Montavano la
cosiddetta "guardia alla Posta", per controllare e sorvegliare
l’arrivo della tanto agognata pensione. Quando l’assegno finalmente arrivava , l'allegra
combriccola tirava gli strumenti fuori dalle custodie e cominciava a suonare un
repertorio immenso di mazurke, polke, valzer, passo doppio, tango,
tarantelle, quadriglie e foxtrot. Generi musicali, insomma, che imperavano
nell’Italia degli anni '50 e '60, quando lo “sposalizio” era la principale
occasione di incontro, musica e ballo. Alcuni componenti della "Banda
della posta" hanno oggi tra i settanta e gli ottanta anni e un migliaio di
sposalizi alle spalle.
Il concerto di Napoli, prevalentemente strumentale e dedicato
alla memoria di Rocco Briuolo, ci regala un inconsueto Capossela che balla con
la folla più che cantare e incita a lasciarsi andare tra riso, coriandoli e
stelle filanti. Un mix che fila via liscio di brani suoi, della Banda e di
reinterpretazioni di altri artisti. Trovano spazio gli omaggi ad Adriano
Celentano ("Si è spento il sole"), Salvatore Adamo ("La
notte"), Rocco Granata ("Manuela") e Matteo Salvatore, cantore
dello sfruttamento latifondista del Sud Italia.
Impossibile restare fermi, impossibile non voler bene a
questi signori attempati, elegantemente vestiti alla maniera dei complessi
d'altri tempi e con i volti segnati dal disgregarsi del tipo di comunità da cui
provengono. Il pubblico gli tributa le giuste ovazioni, loro ringraziano
radiosi e raggianti di soddisfazione. Peppino ha superato gli ottanta, è il più
anziano e il più invocato a fine concerto. Non dispiace al pubblico il Vinicio Capossela cerimoniere dal gusto western,
anche se qualcuno si aspettava di assaporare "più Vinicio" in questo
evento napoletano. Lui, follemente innamorato della "Banda della posta, ne
ha prodotto un anno fa il primo disco, intitolato "Primo ballo"; venti
brani tipici della zona dell'Irpinia che i musicisti calitresi della posta
suonavano durante gli sposalizi nel corso degli anni '50. Capossela li ha
portati con sé sul palco del "My Festival" di Patti Smith
all'Auditorium Parco della musica di Roma e poi, sempre nella capitale, al
concerto del primo maggio. Perché, afferma, «questo genere di brani regala un senso gioioso, rallegra, fa venire
voglia di baldoria, si mette al servizio di una festosità che in passato
affiorava soprattutto durante i cosiddetti sposalizi, quando il ballo rendeva
le persone meno rigide, meno spigolose, le portava a inzupparsi di sudore e di
vita e le faceva "sponzare"». Lo sposalizio dell'Arenile di Bagnoli
si chiude con l'intervento dei "Posteggiatori tristi" e con l'organetto
di "Ovunque proteggi", sul l'invito dell'istrionico, errante,
randagio e sentimentale Vinicio ad abbracciarsi e volersi bene sempre.
Cristiano Esposito
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