Ventitré
anni fa c’erano già Silvio Orlando come attore protagonista e Daniele
Luchetti come regista a guidare il debutto dello spettacolo teatrale
“Sottobanco”, tratto dai libri di Domenico Starnone. Dopo il grande
successo nel 1995 arrivò la trasposizione cinematografica, intitolata
“La scuola”, proprio come questa nuova messa in scena che vede tra gli
interpreti alcuni attori presenti nel film. Di lì scaturì poi un
apposito filone di film di ambientazione scolastica. L’istantanea
dell’istruzione di allora sembra fotografare perfettamente anche la
situazione attuale, con l’urgenza sempre viva di una riforma che salvi i
Cardini e compagni di oggi dall’alienazione della “mosca”.
Siamo alla fine dell’anno scolastico, tempo di bilanci e scrutini. I
docenti si riuniscono per decidere le sorti degli studenti della quarta
D. Lo fanno nella palestra dell’istituto, in quanto già da mesi l’aula
professori non è agibile per via di un’infiltrazione d’acqua. Il
professor Cozzolino (Silvio Orlando), sembra essere quello più
accomodante e pronto a difendere i ragazzi. Il docente ingegnere dal
doppio lavoro (Antonio Petrocelli) si preoccupa più che altro di fare il
filo alle studentesse, mentre padre Mattozzi (Vittorio Ciorcalo), che
insegna religione, non appare per nulla misericordioso e col suo cattivo
odore innesca uno dei principali tormentoni comici. La professoressa di
storia dell’arte (Maria Laura Rondanini) cerca di accorciare i tempi
per correre a preparare la cena; quella di ragioneria (Marina Massironi,
che spesso guadagna il centro della scena e detta i tempi con una
grande interpretazione) appare nevrotica ma insegue il rigore
professionale che si confà al suo compito. Un grande Roberto Nobile
impersona il professore di francese, comicamente catastrofista (“Non c’è
più nulla di buono a questo mondo!”), il più insofferente nei confronti
dei giovani ai quali insegna, che vede come beduini che dovrebbero solo
andare a zappare la terra. A tenere le redini di questo consiglio è il
preside (Roberto Citran), con aspirazioni da poeta ma in realtà
ignorante e incline a favorire il figlio di un professore.
Il caos simboleggiato dal quadro iniziale, con ogni insegnante che vaga
per conto suo parlando da solo, ci fa già intuire come verranno
disegnati i personaggi che devono giudicare e indirizzare le nuove
generazioni. E’ facile ma corrisponde anche al vero sostenere che, oggi
come vent’anni fa, la scuola italiana non funziona, anzi, “funziona solo
con chi non ne ha bisogno”. Questi docenti in palese difficoltà, che
pure hanno vissuto le agitazioni degli anni ’70, appaiono per lunghi
tratti quasi delle macchiette surreali, infantili come e più dei
ragazzi, inclini ai litigi e al pettegolezzo. Gli scrutini diventano
così una stupida guerra di voti, di cinque che sarebbero quattro ma che
si possono passare a sei. L’indignazione per l’indisciplina di Cardini
si trasforma nella surreale imitazione da parte dei professori della sua
“mosca”, che il pubblico sente ronzare in sala a fine rappresentazione e
che continua a volare sbattendo contro il vetro delle finestre della
scuola, restando prigioniera di un’istituzione inadeguata. Grande prova
del cast in una messa in scena comica dalle molteplici venature amare.
Il secondo atto, corale, con qualche lungaggine di troppo, non inficia
la riuscita di uno spettacolo che diverte e resta nella mente degli
spettatori.
Cristiano Esposito
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