Nota ai più grazie al film del
1998, la storia de “L’amico del cuore” torna sul palcoscenico in una nuova
edizione che vede protagonista Biagio Izzo, con la regia dell’autore Vincenzo
Salemme. Il testo risale al 1991, quando fu concepito come atto unico dal
titolo “L’ultimo desiderio”, poi ampliato quattro anni più tardi nei due atti
attuali in virtù del suo notevole potenziale comico. Al centro della trama, che
convinse Rita Rusic insieme a suo marito Vittorio Cecchi Gori a lanciare Salemme
come attore protagonista e regista sul grande schermo, c’è Roberto Cordova
(Mario Porfito) che deve subire negli Usa un trapianto di cuore con pochissime
possibilità di sopravvivere. Ecco allora che sfrutta questa occasione per
chiedere al suo amico Michelino Seta (Biagio Izzo) di andare a letto con sua
moglie Frida (Yuliya Mayarchuk) come ultimo desiderio. Quasi come fosse, da
parte di Roberto, un modo per rivalersi della fortuna che ha avuto Michelino,
giornalista di successo che si definisce uomo dalla mentalità aperta, sposato
con una bellissima donna di origini svedesi. Ne verrà fuori un duello tra i due
che butterà giù a picconate il muro dell’ipocrisia regnante anche negli altri
personaggi. In fondo anche padre Leonardo (Francesco Procopio) si nasconde
dietro la maschera del “ministro di Dio”, mentre Geremia (Samuele Sbrighi) è
convinto di essere l’uccello che non è. Sua madre, interpretata da Antonella
Cioli, non riesce a fare altro che assecondare la sua messa in scena. L’amicizia
tra Roberto e Michelino finisce per rompersi brutalmente, fino alla sorpresa
finale comunicata dalla ginecologa (Luana Pantaleo) che di certo non solleva il
morale dei due ma li fa sciogliere nuovamente in un riconciliante abbraccio.
In questa nuova edizione Vincenzo
Salemme intende dare risalto alla crudeltà insita nei rapporti umani,
perfettamente incarnata da Biagio Izzo, un Michelino vittima della sua mentalità
chiusa ma anche comprensibilissima. Rispetto alla misura di Carlo Buccirosso
(interprete dello stesso ruolo anche nel film, dove Izzo impersonava un
tassista scritto su misura per lui), la cui comicità puntava maggiormente sulle
pause e sulle intonazioni, Izzo mette qui il suo colore, la sua vivacità
vistosa e il suo cinismo. E’ solo un attimo fuggente quello che lo porta a dire
sì, dopo che le luci si sono abbassate e i battiti del cuore sono diventati
udibili. L’ambiguità fino alla fine del testo tiene incollato alla poltrona il
pubblico che vuole capire la verità sul concepimento di Frida e su cosa è
realmente successo in quella camera da letto con Roberto. Quest’ultimo vuole in
ogni caso vuole “partecipare” alla nascita di questo bambino.
La eco del film è ancora
notevole, il “me vuo’ bene?” della platea precede quello di Mario Porfito. La
comicità sembra decollare, tra equivoci e dialetto, quando proprio lui inizia a
parlare del suo chihuahua
Cocco Bill. Salemme, come nei suoi ultimi lavori da qualche anno a
questa parte, anche qui dove non compare apre la commedia alla partecipazione
del pubblico, prova a chiedere opinioni agli spettatori tramite gli attori, che
fin dall’inizio recitano anche in mezzo alla platea. Attecchisce lo spunto di
riflessione in chiave comica sulla pericolosità dell’apparire ciò che non si è.
I presenti in sala sembrano davvero pensare, tra le risate, e qualcuno tra la
folla asserisce che un vero amico non dovrebbe mai chiedere una cosa simile. Compagnia
all’altezza, regia snella, efficace la scelta di utilizzare ancora le musiche
originali di Antonio Boccia. Applausi tiepidi alla prima e solito malcostume di
fuggire via a luci ancora spente prima dei ringraziamenti finali di Biagio
Izzo, che se ne accorge e con l’arma dell’ironia riesce a fermare gli sprinter sulla
soglia ancora per un paio di minuti.
Cristiano Esposito
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