Gli Oblivion sono cinque artisti bolognesi, cantanti e attori, cabarettisti e comici, resi celebri dalla rete, che da quattro stagioni attraversano l’Italia in lungo e in largo con il loro teatro genialmente originale. Resi celebri soprattutto tra il giovane popolo della rete dal video “I promessi sposi in dieci minuti”, caricato nel 2009 su YouTube e arrivato ormai a oltre due milioni e ottocentomila visualizzazioni, i cinque ragazzi raccolgono successo e consensi anche nelle loro duecento e più repliche nei maggiori teatri italiani. Arriva poi anche la televisione, con gli Oblivion ospiti fissi a Zelig e beniamini di migliaia di studenti con le loro parodie culturali di Shakespeare, Dante, Pinocchio e così via. Al contempo impazzano nelle scuole italiane le “lectio dementialis” sui Promessi Sposi e un cofanetto libro più dvd, “I Promessi Esplosi”, tra il didattico e il comico.
“Oblivion Show 2.0 – il sussidiario”, con la regia di Gioele Dix, è un irresistibile compendio di musica e comicità che sa essere contemporaneamente commedia musicale e rivista, ma anche parodia e cabaret. Evoluzione efficace del precedente show, riesce in combinazioni del tutto inaspettate come quelle tra Lady Gaga e J.S. Bach, Vasco e Mozart, Massimo Ranieri e i Beach Boys, i Queen e Gianni Morandi. Addirittura tra Zucchero e il Papa. Risalta una comicità vecchio stile, una lucida ma sempre garbata satira di costume, un’irriverenza elegante, brillanti intrecci giocosi di musica e parole. Il tutto accompagnato da voci e interpretazioni straordinarie, con grande eclettismo e padronanza scenica, tra Gaber e il Quartetto Cetra, Rodolfo De Angelis e i Monthy Python. Esecuzioni canore complesse quelle di questi cinque madrigalisti post moderni, che raccontano storie epiche o semplici avvenimenti quotidiani giocando continuamente con la musica. Massacrano canzoni e testi famosi per ricomporli in modi surreali, pescando divertenti e impensabili assonanze.
Uno spettacolo che è un vero e proprio sussidiario diviso in materie: dal solfeggio alla storia, dalla grande letteratura italiana alla poesia. Numerosi spunti geniali come gli audio-trailer di poesie classiche, gli scout canterini interrotti continuamente da un disturbatore che ne mette in subbuglio le canzoni, le canzoni per non udenti, parodie deliziose, accostamenti illuminanti. Di grande forza anche la riflessione sul Burlesque, le radiocronache dei conflitti armati in “Tutto il campo minato per minato” e la lucida analisi di “Quando c’era lui”, incentrata sul ventennio fascista. Ultima chicca sul finale la satira sul radical chic tanto in voga oggi, quell’esercito degli I-pad vacuo e frivolo. Uno sguardo beffardo ma acuminato, parodico su una società che assomiglia inquietantemente sempre di più a una parodia. E’ l’irresistibile mondo degli Oblivion, sul cui protrarsi del successo scommettiamo ad occhi chiusi.
“Oblivion Show 2.0 – il sussidiario”, con la regia di Gioele Dix, è un irresistibile compendio di musica e comicità che sa essere contemporaneamente commedia musicale e rivista, ma anche parodia e cabaret. Evoluzione efficace del precedente show, riesce in combinazioni del tutto inaspettate come quelle tra Lady Gaga e J.S. Bach, Vasco e Mozart, Massimo Ranieri e i Beach Boys, i Queen e Gianni Morandi. Addirittura tra Zucchero e il Papa. Risalta una comicità vecchio stile, una lucida ma sempre garbata satira di costume, un’irriverenza elegante, brillanti intrecci giocosi di musica e parole. Il tutto accompagnato da voci e interpretazioni straordinarie, con grande eclettismo e padronanza scenica, tra Gaber e il Quartetto Cetra, Rodolfo De Angelis e i Monthy Python. Esecuzioni canore complesse quelle di questi cinque madrigalisti post moderni, che raccontano storie epiche o semplici avvenimenti quotidiani giocando continuamente con la musica. Massacrano canzoni e testi famosi per ricomporli in modi surreali, pescando divertenti e impensabili assonanze.
Uno spettacolo che è un vero e proprio sussidiario diviso in materie: dal solfeggio alla storia, dalla grande letteratura italiana alla poesia. Numerosi spunti geniali come gli audio-trailer di poesie classiche, gli scout canterini interrotti continuamente da un disturbatore che ne mette in subbuglio le canzoni, le canzoni per non udenti, parodie deliziose, accostamenti illuminanti. Di grande forza anche la riflessione sul Burlesque, le radiocronache dei conflitti armati in “Tutto il campo minato per minato” e la lucida analisi di “Quando c’era lui”, incentrata sul ventennio fascista. Ultima chicca sul finale la satira sul radical chic tanto in voga oggi, quell’esercito degli I-pad vacuo e frivolo. Uno sguardo beffardo ma acuminato, parodico su una società che assomiglia inquietantemente sempre di più a una parodia. E’ l’irresistibile mondo degli Oblivion, sul cui protrarsi del successo scommettiamo ad occhi chiusi.
Cristiano Esposito
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