Un artista straordinario, per il quale il tempo non passa mai e si fa strada
il dubbio che ci sia da qualche parte nascosto a Santa Lucia, rione di Napoli
da cui proviene, un ritratto ad invecchiare al posto suo. Un affetto smisurato
e incondizionato quello del pubblico napoletano per Massimo Ranieri, che all’entrata
in scena prende applausi e ovazioni come se le due ore di esibizione fossero appena
trascorse e non stessero per iniziare. Tutto giustificatissimo per un artista
vero, come ce ne sono sempre meno, che porta alto il nome di Napoli in Italia e
nel mondo. Una voce eccezionale e una capacità di vivere e trasmettere le
canzoni che interpreta, rendendole ancora più suggestive ed emozionali: più
belle insomma. E la sensazione, spettacolo dopo spettacolo, è che potrebbe
cantare qualunque cosa con un talento così.
Il recital “Sogno e son desto - Chi nun tene coraggio nun se cocca ch’e
femmene belle”, scritto a quattro mani con Gualtiero Peirce, gira l’Italia con
successo dal 2009 evolvendosi ed arricchendosi sera dopo sera. Il “cantattore”
napoletano, dopo un doveroso omaggio a Lucio Dalla nel giorno del suo
settantesimo compleanno, inizia col celebrare con intensità poetica il coraggio
degli "ultimi", di chi vive una vita umile, normale, costretto a
barcamenarsi tra le mille difficoltà quotidiane. E talvolta ne esce sconfitto,
ma sempre con dignità e coraggio di sognare, come lo “Zappatore” di Libero
Bovio e Ferdinando Albano. Si prosegue raccontando la vita e l’amore con canzoni
e monologhi degli artisti più disparati: Claudio Baglioni, Luigi Tenco, Roberto
Murolo, Antonello Venditti, Renato Carosone, Charles Aznavour, Lucio Battisti,
Nino Taranto, Fabio Concato , Salvatore Di Giacomo, Domenico Modugno, Giorgio
Gaber, Pino Daniele (splendida la versione di “Je so’ pazzo”) e Fabrizio De
Andrè. Non mancano momenti poetici con i
versi Shakespeare e Alda Merini e divertenti aneddoti di vita personale e
artistica di Massimo Ranieri.
Arrangiamenti illuminanti, sempre freschi e godibili (gli stessi che gli
hanno permesso negli ultimi anni di riportare in auge le canzoni della
tradizione classica partenopea) accompagnano la sua voce calda: ma come detto Ranieri
non si limita a cantare, vive i brani che esegue, li recita, li interpreta e
impersona. Il tutto arricchito da divertenti digressioni da cui estrapolare
sempre qualche buon insegnamento figlio dell’antica saggezza napoletana. Massimo
Ranieri avverte, e come non potrebbe, il
calore dei suoi concittadini e ringrazia con decine di inchini, regalando come
bis i brani più amati come “Se bruciasse la città”,“Rose rosse”, “Erba di casa
mia” e l’immancabile “Perdere l’amore”. Ottimo il disegno luci, parte
integrante della magia dello spettacolo, e di gran talento i musicisti, con i
fiati di Donato Sensini e le chitarre di Max Rosati una spanna sopra gli altri.
Cristiano Esposito
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