Chiariamoci subito. Io per primo mi considero un inguaribile nostalgico, un viscerale appassionato del teatro di una volta, dei grandissimi artisti napoletani che esprimendosi in dialetto napoletano hanno scritto pagine irripetibili di arte e spettacolo. Uno di quelli convinti che certe commedie non verranno mai più scritte né rappresentate, nemmeno lontanamente. Sono d'accordo: Eduardo è tutta un'altra cosa. Ma le tante, troppe critiche piovute addosso a Massimo Ranieri e alla sua operazione che finalmente riporta il teatro in prima serata in tv mi sembrano a tratti esagerate. Per alcuni addirittura non c'è niente o quasi da salvare. Amo anche io, e non sapete quanto, il modo in cui si faceva teatro e teatro in televisione. Ma non bisogna lasciarsi ottundere da tutto ciò. Reinterpretare mostri e testi sacri oggi, con i nuovi mezzi a disposizione, con produzioni importanti e attori che comunque non sono gli ultimi arrivati è una boccata di ossigeno per il teatro. O preferivate accendere la televisione all'una di notte per vedere spettacolini di serie b?
E allora bisogna anche provare a guardare senza pregiudizi una versione di "Questi fantasmi!" con sfumature espressioniste, gotiche, più inquietanti della versione originale. Una reinterpretazione che però non tradisce l'essenza del testo originale. Per la questione della lingua credo ugualmente si sia andati un pò oltre. Ho parlato con Massimo Ranieri personalmente della questione e lui si (e mi) chiedeva placidamente: "ma perché uno che guarda la commedia dalla Val d'Aosta non deve capire?". In questa domanda c'è qualcosa che in pochi hanno afferato e di cui il cantattore di Santa Lucia è pregno. Si chiama "umiltà". I grandissimi del passato come Eduardo e Massimo Troisi potevano parlare il dialetto quanto volevano e, forti di una mimica e una comunicatività straordinaria erano certi che il messaggio sarebbe comunque arrivato a destinazione. Ranieri probabilmente in cuor suo sa di non disporre delle stesse doti, sotto questo aspetto. Che poi ho nominato Eduardo, ma lui stesso nelle commedie registrate per la televisione parlava molto meno il dialetto di quanto si vuol far credere. Restando in famiglia, Peppino De Filippo, un altro grandissimo e mai abbastanza celebrato artista che di certo non ha mai lasciato Napoli fuori dalle cose che faceva, scriveva su "Vie nuove" di aver privilegiato ad un certo punto la lingua italiana per una certa limitatezza del dialetto. Il napoletano per sua natura risulta comprensibile ad una fascia ristretta di pubblico, e così Peppino debuttò al Teatro Olimpia di Milano nel 1954 con un nuovo teatro in lingua. Fu così che contribuì a caratterizzare con le sue idee la vera commedia italiana.
Probabilmente c'è anche un certo snobismo, verso Massimo Ranieri e verso lo spazio che gli viene dato, da parte di addetti ai lavori, teatranti che da decenni vivono su un palco e hanno fatto solo quello. Ranieri sa fare "anche" quello, non sarà un attore fuoriclasse ma di certo non è così terribile come vogliono farci credere. Recita Eduardo con una buona intensità, senza eccessi.
La sua nuova versione di "Questi fantasmi!" scorre bene, le telecamere sono piazzate in modo suggestivo, le musiche del maestro Morricone fanno la loro parte, la regia è efficace senza darsi quasi mai a vedere e gli attori sono tutti a loro agio. I non napoletani non credo abbiano trovato tanto da criticare riguardo questo lavoro. Poi è naturale che a noi partenopei la scena del caffè più italianizzata suoni a mò di televendita e stoni un attimino. Ma ciò non credo valga i pesanti strali lanciati nei giorni successivi alla messa in onda. E occore considerare che gli ascolti, non di primissimo ordine, sono anche lo specchio di un popolo italiano che a teatro ci va poco, se non per i grandi nomi e in età alquanto avanzata.
Massimo Ranieri ha di certo a cuore la sua napoletanità. Ha ridato nuova vita a canzone classiche partenopee con nuove rielaborazioni che ne hanno reso più agevole e appetibile la diffusione alle nuove generazioni. Questo è un merito spesso dimenticato, ma concreto, reale. I nuovi arrangiamenti (naturalmente non curati direttamente da lui ma con la sua onnipresente supervisione) di brani come "Nuttata 'e sentimento", "Rundinella", "'E spingule francese", "'A rumba d' 'e scugnizzi" e "Luna rossa" sono dei piccoli gioiellini. Quella di privilegiare la lingua italiana per le commedie di Eduardo in tv è una scelta consapevole, mirata a una maggiore diffusione e comprensibilità delle opere. Certo se pensiamo al grande maestro mentre guardiamo le nuove versioni la visione risulterà prevenuta e pregiudicata. Lo sappiamo tutti che "Eduardo è n'ata cosa". Ma proviamo a liberare la mente, proviamo a fruire del prodotto senza fare paragoni e a giudicare senza paraocchi. E scopriremo che l'operazione è un omaggio ben fatto a Napoli, a Eduardo e al teatro, relegato ai margini dalla televisione da diversi anni a questa parte (a proposito, qualcuno sa che fine ha fatto "Palco e Retropalco"?). Con umiltà e impegno massimi da parte di mister Giovanni Calone.
Piccola postilla dedicata alla puntata di "Porta a porta" dedicata alla commedia. E ai teatranti di oggi e di ieri. Credo valga maggiormente la pena di indignarsi quando il dottor Vespa ci propone un'ora e quaranta minuti di gossip, tradimenti da prima pagina, corna, psicologia spicciola, scappatelle omosessuali e altre divagazioni quando invece si poteva parlare finalmente di teatro, di Eduardo e di arte. Con ospiti degni di parlarne. E non ce ne voglia la scatenatissima Sandra Milo, che durante la trasmissione invoca regolarmente la poligamia a intervalli di dieci minuti.
Cristiano Esposito