Arriva anche in Italia e passa per l'Acacia di Napoli, dopo esser stato il più grande successo spagnolo degli ultimi due anni, lo spettacolo "Tres", commedia scritta e diretta in terra iberica da Juan Carlos Rubio nel 2000. La trama ci racconta di tre amiche, inseparabili ai tempi del liceo, che si ritrovano dopo trent'anni. Hanno avuto tre vite diverse, con esperienze e delusioni varie. Marisa (Anna Galiena) è un’affermata conduttrice televisiva che però ha il cruccio di non essere riuscita a lavorare nel cinema e nel teatro; Carlotta (Marina Massironi) ha divorziato da un marito che la tradiva, ha perso molti chili dai tempi del liceo e ora vive sola con il suo gatto; Angela (Amanda Sandrelli) ha dovuto affrontare la morte del marito e fatica a sbarcare il lunario. Le tre hanno in comune il fatto di non essere più giovanissime e di non aver mai avuto un bambino. Dopo una notte sopra le righe tra canne, alcool e recriminazioni decidono di rimanere incinte insieme e dello stesso uomo. Reclutano così un "prescelto" che, nel loro ricordo, rappresenta e corrisponde all'uomo ideale. Fa così il suo ingresso nella vicenda Alberto (Sergio Muniz), che però nasconde un segreto...
La storia viene sviluppata con una buona caratterizzazione dei personaggi e sorprende nel finale paradossale, trattando con leggerezza, forse troppa, temi come la solitudine, l'infedeltà, la prostituzione e la maternità. Non si tratta di essere troppo pudici o di pretendere obbligatoriamente una morale da uno spettacolo teatrale. Ben venga l'irriverenza quando provoca intelligentemente o diverte in maniera consistente senza volgarità, ma qui le risate sono troppo poche per trattarsi di una commedia. Ecco che quando qualcosa non va nel meccanismo comico e nell'interpretazione dei personaggi risaltano ancor di più gli eccessi di un testo volutamente superficiale, frivolo e sguaiato nel delineare le figure femminili.
Le tre attrici protagoniste sono di tutto rispetto ma forse ci sarebbero volute tre specialiste della risata per rendere ancora più brillante questo tipo di commedia trasposto in Italia. La più avvezza al registro comico, e si vede, è Marina Massironi, che padroneggia intonazioni e tempi comici, donando grande verve alla rappresentazione. Il personaggio della Sandrelli è reso con contenuta stravaganza, quello della Galiena con cinismo pungente e sarcastico. Troppo ingessato e artificioso al di là di ciò che deve essere il suo personaggio, vittima e carnefice, Sergio Muniz, evidentemente non nato per stare su un palcoscenico teatrale. La regia di Chiara Noschese, che cura anche la gradevole scenografia dell'appartamento di Marisa con le luci di Maurizio Fabretti che cambiano a ogni svolta del racconto, è un buon collante per i quattro personaggi, molto diversi e particolari.
La storia viene sviluppata con una buona caratterizzazione dei personaggi e sorprende nel finale paradossale, trattando con leggerezza, forse troppa, temi come la solitudine, l'infedeltà, la prostituzione e la maternità. Non si tratta di essere troppo pudici o di pretendere obbligatoriamente una morale da uno spettacolo teatrale. Ben venga l'irriverenza quando provoca intelligentemente o diverte in maniera consistente senza volgarità, ma qui le risate sono troppo poche per trattarsi di una commedia. Ecco che quando qualcosa non va nel meccanismo comico e nell'interpretazione dei personaggi risaltano ancor di più gli eccessi di un testo volutamente superficiale, frivolo e sguaiato nel delineare le figure femminili.
Cristiano Esposito
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