Nel 1929 Raffaele Viviani, attore,
commediografo, compositore e poeta originario di Castellammare di Stabia in
provincia di Napoli, si mise in viaggio verso Buenos Aires sul piroscafo
"Duilio" per una tournée di sei mesi in America Latina. Il grande
successo d'oltreoceano gli frutterà ben venti scritture nei principali teatri
italiani. Lo spettacolo diretto da Maurizio Scaparro ora in scena al Diana di
Napoli sceglie di raccontare quei giorni, attraverso l'esibizione a bordo di
Viviani (Massimo Ranieri) e della sua compagnia. Nel primo atto spazio alle
prove e al reclutamento di nuovi artisti, nel secondo lo spettacolo vero e
proprio, una festa di Piedigrotta tropicale, che onora il passaggio
all'equatore del "Duilio". Gli spettatori allora furono i passeggeri
che emigravano per poter sopravvivere alla crisi, oggi siamo noi in platea che
viviamo un'epoca per certi aspetti simile. Più di qualcuno in sala si sentirà
un po' protagonista, oltre che pubblico. Quando Nicola (Mario Zinno) prova a
racimolare in platea qualche spicciolo nel cappello Viviani-Ranieri lo
ammonisce, vedendo che non ne ricava una sola moneta: "Chist' stann'
peggio 'e nuje". La rappresentazione gioca a più riprese
sull'analogia dei tempi di crisi del '29 e odierni, e di ciò ne giova
l'immedesimazione degli spettatori e il funzionamento delle trovate comiche.
Proprio l'effetto comico, divertente, buffo è il più ricercato dallo spettacolo
(vedi Ranieri che interpreta una donna in "La Zucconas"), che sceglie
di scendere poco nelle profondità dell'impegno sociale e politico di Viviani.
Ranieri in scena sembra spiegarne anche il perché: "La gente non vuole
pensare e con la poesia nun se magna". Poco spazio alle riflessioni, anche
se oggi come allora c'è un forte desiderio di cambiamento, si avverte
l'incertezza di un avvenire tutto da costruire. E oggi come allora sarebbe un
delitto arrendersi.
Un Massimo Ranieri brillante,
completamente a suo agio nell'interpretare anche il Viviani direttore, che dà
istruzioni ai suoi attori con rigore ed esige concentrazione. Un'antologia di
macchiette e poesie più o meno note di Viviani, che canta la vita degli ultimi:
"So' Bammenella 'e copp' 'e Quartiere", "L'Oceano",
"Tarantella segreta", "Emigrante", la splendida "'O
Don Nicola", "Fore 'o vascio", "'O scugnizzo",
"'O guappo 'nnammurato", "'O sapunariello" e tante altre.
Ben dosati i riferimenti biografici, che ci fanno addentrare ancor più
nell'universo del Viviani uomo (ad esempio la mancanza di sua moglie Maria, che
gli comunica via telegrafo la bocciatura del piccolo Vittorio). Lo spettacolo
ci restituisce la figura di un artista infaticabile, che scrive i suoi prossimi
spettacoli anche durante le prove a bordo.
In scena gli ottimi Ernesto Lama e
Angela De Matteo, buona prova di recitazione e canto in acustica anche degli
altri: Roberto Bani, Ivano Schiavi, Gaia Bassi, Antonio Speranza, Martina
Giordano e Maurizio Vongola. Le elaborazioni musicali sono di Pasquale Scialò,
i testi di Giuliano Longone Viviani, nipote del grande Raffaele. L'interno del
piroscafo che affaccia sul mare è stato riprodotto mirabilmente da Lorenzo
Cutuli. L'orchestra dal vivo è costituita da Ciro Cascino al pianoforte, Luigi
Sigillo al contrabbasso, Donato Sensini ai fiati, Aniello Palomba alla chitarra
e Mario Zinno, in veste anche di cantante e attore, alla batteria.
Cristiano Esposito
Mi hai convinta.,.non manchero'! Sono le canzoni che ascoltavo da bambina cantate dal mio papa' e questo mi affascina e nel contempo mi emoziona....
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