lunedì 9 dicembre 2013

“…E noi zitti sotto!”: Federico Salvatore continua a studiare da Gaber e De Andrè

Federico Salvatore è tornato. All’uscita, lo scorso 21 ottobre, del suo quattordicesimo album di inediti “Pulcin’hell”, fa seguito la sua nuova fatica teatrale dal titolo “…E noi zitti sotto!”, chiara citazione da Troisi e Benigni in “Non ci resta che piangere”. La formula è ancora quella del teatro canzone, sospesa a metà tra Giorgio Gaber e Fabrizio De Andrè, tra l’impegno sociale e lo sberleffo. Il cantautore napoletano prova così sempre più a calarsi nei panni di un moderno Felippo Sgruttendio, pseudonimo di un pungente, erudito poeta della Napoli del ‘600, quasi sconosciuto al grande pubblico, che scriveva in vernacolo napoletano. Per il terzo anno consecutivo in scena al teatro Cilea di Napoli, dopo “Novecento napoletano” e “ Se io fossi San Gennaro”, Federico Salvatore si produce in canzoni e monologhi con contenuti e spessore, veicolati al pubblico con una grande interpretazione. E lo fa accompagnato da Menotti Minervini al basso, Giacomo Anselmi alle chitarre, Luigi Zaccheo alle tastiere e Daniele Iacono alla batteria.

Si parte dalla storia della pizza e dalle analogie tra il cibo e il sesso per arrivare ben presto all’utopica unione d’Italia, con “L’inno di Papele”. Un’estratto video dal film “Signore e signori, buonanotte” che riguarda il malgoverno atavico di Napoli porta alla critica ai politici di “’O palazzo”. Ancora, da “Pulcin’hell”, “Lato B” e “L’accademia ‘e ll’ova toste”, antica gara ludica della Napoli Borbonica che mette a confronto il passato della città con il suo presente. Si torna poi agli anni Novanta con l’emozionante “Vennimm’ ammore” e gli esilaranti inciuci di una donna napoletana comune in “Nun pozzo parlà”. Il pubblico è ormai caldissimo e applaude ammirato, quando il cantautore del quartiere Stella esegue l’amarcord di “Trenta lire” e ritorna al presente con la rap-purriata nera, così efficacemente definita da Federico Vacalebre, di “Napocalisse”.

Il secondo tempo dello spettacolo è tutto dedicato alle rievocazioni. Rievocazioni degli anni Settanta, degli Ottanta, dei Novanta, degli anni recenti…fino alla angosciosa previsione di un futuro ipertecnologico, sempre meno umano. C’è poi una parodia di “Zappatore” cantata da Federico (il contraltare “nobile” di Salvatore), inutilmente laureatosi in giurisprudenza, perché in fin dei conti oggi è “’o zappatore” che “nun se more ‘e famme!”. Annotiamo qui che il pezzo risale al 1996 ma rimane, tristemente, attualissimo. Piccola curiosità: l’artista intraprese per davvero in gioventù gli studi di giurisprudenza, salvo abbandonarli nel giro di due anni per inseguire la carriera che ha costruito fino a oggi con successo. Dopo una breve dissertazione sulla capacità di sintesi del dialetto napoletano, che tende a non usare il tempo verbale futuro perché a queste latitudini un vero futuro non esiste (sempre meglio però dei siciliani che non utilizzano nemmeno il presente), è tempo della celebre “Ninna nanna”. Federico Salvatore recita poi
“’A livella” di Totò, che definisce “il suo primo incontro con Federico e Salvatore, all’età di dodici anni”. Trent’anni dopo i due personaggi si rincontrano al Vomero, luogo del noto incidente. Per i bis il cantautore omette la pur richiestissima “Azz..” ed esegue “Se io fossi San Gennaro”, che nel 2001 gli fece intraprendere una nuova strada, che “puzzava di cultura”. Per certi giri tutto ciò non andava bene, perché per qualcuno i napoletani devono solo far divertire e non certo dire le cose come stanno. Proprio come accade oggi alla comicità di punta partenopea, fatta quasi solo di certi Salvatore, il che di certo non giova all’immagine della città. “..E noi zitti sotto!”. Invece Federico Salvatore ha scelto di fare il percorso inverso, da “homo audience” ad “homo sapiens”, dalla tv che impone al teatro che si fa scegliere. Per portare al pubblico canzoni e monologhi che pungano almeno un po’ il cervello, la coscienza, il cuore. Anche questo rende il Federico Salvatore degli ultimi dieci anni e più tra i pochi veri artisti partenopei degni di rappresentare nella giusta maniera Napoli e i napoletani.

Cristiano Esposito

                          
Condividi

Nessun commento:

Posta un commento