“…e fuori nevica!” è una di quelle commedie che scrivono un
pezzetto di storia del teatro, che svoltano la carriera di un autore.
Probabilmente Vincenzo Salemme ha fatto bene a tenerla ferma in cantina fino ad
oggi, salvaguardandola e provando a farla diventare ancora migliore col tempo,
come un buon vino. La trama è nota ai più: tre fratelli hanno da poco perduto
la madre, mentre l’abbandono del padre risale a quand’erano ancora piccoli.
Enzo (Andrea Di Maria) è un musicista di scarso livello, Stefano (Francesco
Procopio) un promesso sposo con un eccessivo senso di responsabilità, Cico (Giovanni
Esposito) soffre di una strana forma di autismo che a tratti sfocia
nell’epilessia. L’eredità materna va divisa in tre parti uguali a condizione
che Enzo e Stefano si prendano cura per sempre di Cico. La commedia ci fa
vivere l’arco di un mese circa di convivenza coatta di tre caratteri molto
diversi tra loro, con esiti divertentemente drammatici.
Ne è passata di acqua sotto i ponti dall’esordio quasi
vent’anni fa di “…e fuori nevica!” al Teatro Piccolo Eliseo di Roma, eppure il
testo mantiene intatta la sua freschezza. Una storia sulla famiglia,
sull’affetto, sulla tolleranza, sulla diversità che smonta e mette in
discussione la presunta normalità. L’ottimo cast riesce oggi con onore a non
far rimpiangere i grandissimi Salemme, Buccirosso, Paone e Casagrande. Eccezionale Giovanni Esposito nei panni di Cico, che in
qualche movenza ricorda Dustin Hoffman nei panni Raymond Babbitt in “Rain man”,
ottimo Francesco Procopio in un ruolo non semplice che ritaglia sulle sue
caratteristiche con disinvoltura ed efficace. Non gli è da meno Andrea Di
Maria, in cui inevitabilmente si rivede qualcosa di Vincenzo Salemme che in
questo caso lo dirige nel ruolo che fu suo. Dà ritmo e freschezza Mario
Porfito, il notaio che nel corso del
secondo atto abbatte la fatidica quarta parete con esasperazione per scappare
via dalla casa dei tre fratelli attraverso la platea. Cico prova a fare
altrettanto ma non ci riesce, lui è l’essenza di quel teatrino che non può e
non deve finire mai.
Prova ampiamente superata dai quattro attori e da Salemme in
versione regista, che inserisce qualche sapiente novità qua e là; resta la curiosità per quello che avrebbe potuto dare in
scena, noi crediamo tanto, quel Massimiliano Gallo prima inserito nel cast e
poi sparito. Non sono tante le commedie che possono tirare per due ore senza
che il pubblico se ne accorga, grazie ad un ritmo e ad una qualità
drammaturgica che costituiscono un meccanismo perfetto, oliato e rodato come
pochi. Un mese di repliche di sicuro successo, dunque, per lo spettacolo di
Natale del teatro Delle Palme di Napoli.
Cristiano Esposito