domenica 4 novembre 2012

Ancora un weekend per non perdere "Il settimo si riposò", con Benedetto Casillo, al Sannazaro di Napoli



Un perfetto esempio di teatro semplice e genuino, che funziona e diverte con buongusto. Che dimostra quanto si possa fare a meno di enormi produzioni ottimizzando al massimo il talento e la passione. Benedetto Casillo si cimenta nell’ennesima sapiente regia tirando fuori il massimo dalla sua ottima compagnia porta in scena “Il settimo si riposò” di Samy Fayad. Un riadattamento fresco e dal ritmo spassosamente sostenuto di una storia semplice ma ben congegnata. Ed ecco allora che accanto a Casillo, beniamino del pubblico,  e alla sua compagna d’arte e di vita Patrizia Capuano, il pubblico del teatro Sannazaro applaude divertito un grandissimo Gennaro Morrone, un esilarante Marco Lanzuise e gli altrettanto bravi Luciano Piccolo, Enza Barra, Manila Aiello, Angelo Murano, Ida Anastasio, Orentia Marano e Anna Stanziani. Lo spettacolo, che consigliamo vivamente al pubblico partenopeo, resta in scena al teatro Sannazaro di Napoli fino a domenica  11 novembre 2012.

Cristiano Esposito

Biografia di Benedetto Casillo
Ha festeggiato 45 anni di carriera. Debutta giovanissimo in "La scuola dei padri" di Jean Anouil. Nel 1974 con il compianto Renato Rutigliano, e con Enrico Di Napoli al pianoforte, fonda " I Sadici Piangenti", mitico duo di cabaret, ancora oggi nel cuore di molti. Otto anni di straordinario successo popolare, finanche presso le comunità dei nostri connazionali all'estero. Dischi, televisione, serate, teatri, tendostrutture. Poi la divisione, di comune accordo. Benedetto torna al teatro. Esordisce nel cinema. Gira 12 films, sempre nei ruoli principali. Con "Così parlò Bellavista" è premiato con "la chiave d'oro". Ancora televisione. Pubblica il libro "Comicamaro". Appassionato estimatore di Antonio Petito e delle sue opere. Riadatta e porta in scena molti cavalli di battaglia del teatro comico: " Nu mese o' ffrisco", "Signori, biglietti", "Caviale e lenticchie". Traduce in napoletano testi francesi: " sarto per signora", " le pillole di Ercole". Profondo cultore delle tradizioni napoletane, dei personaggi, delle leggende, della religiosità popolare. Da oltre 30 anni è autore ed animatore di " Serenata alla Madonna", ultima testimonianza di quella che fu la grande Festa di Piedigrotta.
Nel 2007 pubblica il libro "All' ebbreca' e stù fatto". Nel 2010 vince il premio Giurulà per il Teatro, come migliore attore protagonista, con lo spettacolo "Atto senza parole e altri testi di Samuel Becket" per la regia di Pierpaolo Sepe. Con lo stesso Sepe porta in scena " Le cinque rose di Jennifer " di Annibale Ruccello, e " L'uomo dal fiore in cocca", di Pirandello e " Sik Sik l'artefice magico" di Eduardo De Filippo.
 
Note di regia
Napoli, inizio anni sessanta. Che cosa può mai desiderare un anonimo cittadino, piccolo borghese, impiegato semplice presso un qualsiasi ufficio, dopo sei giorni di stressante lavoro? Riposarsi il settimo. Trascorrere appunto una domenica in tutta tranquillità, godendosi la famiglia, la casa, dando magari sfogo a qualche piccolo hobby, ed esultare, perchè no, per una bella vittoria del Napoli. Niente di straordinario insomma. Ed è quello che sogna da sempre il nostro Antonio Orefice. Sogna, ma senza riuscirci. Proprio la domenica, anzi, diventa per lui la più bestiale delle giornate.
Si amplificano le piccole incomprensioni quotidiane con l'ancor giovanile suocera, donna certamente piacente, ma petulante e afflittiva, divenuta a tutti gli effetti la vera padrona della casa, dove si è trasferita per accudire i nipotini, rimasti prematuramente orfani della madre, morta di parto.
Vengono a galla le malcelate antipatie per il fidanzato della figlia, attempato pretendente, malinconico ed ipocondriaco, e protetto dalla nonna indisponente. Ma, innanzitutto, esplode l'esasperato malanimo per il dirimpettaio Camporeale, anch'egli semplice impiegato e pari grado di Orefice, eppure capace di un tenore di vita certamente superiore e più brillante. Camporeale la domenica riposa, lui sì, poi " se ne vede bene", si diverte ed è beato. " E comme fa?". E' questo il tarlo che da sempre mina la serenità di Orefice. L'invidia lo rode e lo spinge a cercare vendetta contro l'odiato dirimpettaio. Ogni domenica è sempre 'a stessa storia. Ma questa domenica è peggio del solito. Quann' 'o destino s'accanisce! Il giornale radio comunica che un pericoloso criminale è evaso dal carcere milanese di San Vittore. La polizia è sulle sue tracce. E meno male che il fatto si è verificato a Milano, altrimenti, con la fortuna che si ritrova, al nostro Orefice potrebbe pur accadere di ritrovarsi l'evaso in casa. Bomba! E accussì succede. Il delinquente capita pè scagno a casa del nostro sgarrupatissimo eroe. J' che dummeneca ca è schiarata! Ma non solo il bandito in casa Orefice. E' tutto un succedersi di personaggi strani e stravaganti. Praticamente nu manicomio 'e gente! Ci mancherebbe solo Antonio Orefice fosse scambiato per pazzo. Detto, fatto. O' pover'ommo viene preso da due robusti "mastugiorgio", e sottoposto a tremende terapie p' è nierve. E poi ... il finale è tutto da scoprire.
Una storia semplice semplice, sul filo sottilissimo del paradossale, messa in scena senza effetti speciali, per ridere con gusto, in maniera un pò ingenua e genuina, non volgare, e in omaggio ad un'antica tradizione comica. Benedetto Casillo, nel rispetto dello spirito e delle intenzioni dell'autore, riadatta il testo di Fayad, rendendolo più agile e moderno sia nei ritmi che nel linguaggio. 
  
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