E’ il teatro Cilea di Napoli la cornice scelta per la prima
nazionale della nuova fatica teatrale scritta, diretta e interpretata da
Gianfranco Gallo, una commedia comica dal titolo “Che cosa ci ha insegnato Al
Pacino”. L’attore, cantante, scrittore e drammaturgo partenopeo, autore di un
teatro mai banale e scontato, questa volta fa centro facendo leva sulla
sovrapposizione di realtà e finizione relativa alle associazioni a delinquere.
Materia che da decenni ha fatto breccia nell’immaginario collettivo, spesso in
maniera sbagliata, tanto da alimentare un vero e proprio filone cinematografico
in Italia e all’estero. Certo cinema ha poi a sua volta influenzato i boss,
quelli veri, come quel Walter Schiavone che si fece costruire una villa sul
modello di quella di Tony Montana in Scarface. Gallo si pone allora l’interrogativo:
chi ispirerà chi in futuro, in questo circolo vizioso di dubbio gusto?
Il protagonista di “Che cosa ci ha insegnato Al Pacino” è un
boss latitante al quale il medico ha consigliato di vivere la vita di un altro
finché la latitanza non sarà finita, per riprendere poi la sua dove l’aveva
interrotta. Genny Cicero non ha dubbi e nel suo bunker si circonda di manichini
con la faccia di Al Pacino, uno per ogni boss interpretato dall’attore
newyorkese: accanto al suo trono siedono così Michael Corleone, Tony Montana e
Carlito Brigante. Le sue giornate sono movimentate da un’eccezionale Rosaria De
Cicco, nei panni della vecchia signora che gli affitta il nascondiglio convinta
di ospitare un rifugiato politico, da suo fratello Packy, interpretato da un
Salvatore Catanese di belle speranze, e dal genero Jacky Paletta, alias Marco
Cristi, cabarettista prestato con successo al teatro. La mente del povero
Cicero si perde in un caos di personaggi e situazioni che confondono film e
realtà, in una terapia che non fa altro che peggiorare la sua situazione.
Ripete a scadenze regolari la domanda che da il titolo alla pièce, e lo faranno
poi anche gli altri personaggi, ma gli insegnamenti di Al saranno regolarmente
invalidati da situazioni divertenti e illuminanti. Altro punto nevralgico della
rappresentazione è il contrasto tra ricchezza e povertà nei boss latitanti,
milionari eppure protagonisti di vite infelici; il concetto viene espresso in
apertura da Cicero e corroborato dall’apparizione un certo punto del grande
Nunzio Gallo nei panni del camorrista in “Così parlò Bellavista”. Cinema,
questo sì, che parla in maniera intelligente ed edificante della camorra e dei
suoi boss. Luciano De Crescenzo solleva il quesito, la vicenda di Genny Cicero risponde
in maniera eloquente: tutto sommato la sua vita non è che sia poi granché.
Gianfranco Gallo si conferma ottimo drammaturgo (e mirabile cantante), prendendosi
forse una comica rivincita anche sul mondo del cinema che spesso lo chiama in
causa per interpretare ruoli “cattivi”. Una commedia per divertirsi e pensare,
che smonta con acume il mito del boss che tanto male fa a tanti giovani ancora
oggi. Un testo originale e sagace, interpretato da un cast brillante, che
resta in scena al Teatro Cilea di Napoli fino a domenica 25 novembre, per poi
fare tappa al Teatro Dei Satiri di Roma dal 28 novembre al 9 dicembre. Le
musiche sono dei Letti Sfatti, i costumi di Annalisa Ciaramella, le scene di
Antonio Silvestre.
Cristiano Esposito
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