mercoledì 28 dicembre 2016

Lo splendido tributo dei "Quanno good good" a Pino Daniele al Summarte di Somma Vesuviana

Un'atmosfera particolare, intima e magica. È quella che riescono a creare i "Quanno Good Good", cover band di Pino Daniele che si è esibita anche quest'anno al teatro Summarte di Somma Vesuviana (Napoli). Un posto delizioso, dove gli spettatori accorsi al tributo sono riusciti a entrare in una speciale connessione con Pino. La lunga scaletta si è aperta con "Chi tene 'o mare" e "Che te ne fotte", che contiene la frase che dà il nome alla band.

Un ensemble di tutto rispetto: insieme alla voce di Olimpio Marino ci sono le chitarre di Franco Di Giovanni, il basso di Peppe Mangiaracina, la batteria di Paolo Fabbrocino, le tastiere di Marco Fiorenzano e il sax di Enzo Anastasio, protagonista di grandi assoli. La caratteristica che fa risaltare il tutto è la volontà dei "Quanno Good Good" di rendere omaggio a Pino Daniele senza scimmiottamenti, facendo emergere uno stile proprio.

Ecco allora che i brani dell'epoca d'oro del cantautore napoletano risplendono di una luce nuova: "Have you seen my shoes?", "Un giorno che non va", un'incalzante e coinvolgente "Basta 'na jurnata 'e sole", "Cumbà", "Anna verrà", il medley "Je sto vicino a te"/"Io vivo come te", "Maronna mia" reinterpretata in chiave rock, "Chillo è 'nu buono guaglione", "Sulo pe' parlà", "E cerca 'e me capì" e "Alleria". Momento speciale quello che Olimpio Marino dedica alla sua piccola Elena che, sarà un caso, ma arzilla fino a qualche momento prima si addormenta all'istante sulle note di "Ninnananinnanoè".

E poi ancora "Keep on movin'", "Viento 'e terra", "Yes I know my way", l'applauso emozionato a Massimo Troisi dopo "Quando" e "Qualcosa arriverà", "Ferryboat", "Tutta 'nata storia", "A me me piace o blues" e i bis di "Che ore sò" e "Napule è" (con un delizioso giro di chitarra di Di Giovanni in stile Coldplay). Una serata semplice ma piena di passione, emozioni e buona musica. Proprio come sarebbe piaciuta a Pino.

Cristiano Esposito
 
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sabato 24 dicembre 2016

Francesco Paolantoni invita tutti nel suo salotto al Sancarluccio di Napoli

L'intenzione dichiarata dello spettacolo "Salotto Paolantoni" è quella di far sentire tutti i presenti come a casa del comico napoletano, in un'atmosfera intima e familiare che sicuramente un teatro come il Sancarluccio ispira. Già nel foyer è possibile osservare i quadri dell'artista, composti da mosaici di dadini di argilla (nelle opere iniziali la materia prima era il pane). 

Poi in sala, a fare da scenografia, soltanto due sedie di bambù e un tavolino. Lo stesso Francesco Paolantoni invita gli spettatori a comportarsi come se fossero a casa di un amico: i cellulari possono rimanere accesi e si può anche andare in bagno qualora lo si voglia. In scena va la classica comicità di un'esponente di un'altra era di risate, in cui non occorrevano necessariamente travestimenti né tormentoni senza senso per colpire nel segno. 

Il tutto è davvero una discussione aperta col pubblico, che in qualche maniera fa lo spettacolo col protagonista. Si salta in piena libertà da un argomento all'altro senza alcuna quarta parete; dall'attualità alla medicina, dai bambini al rapporto uomo-donna. Ci sono le favole, cavallo di battaglia di Paolantoni, ma non i suoi personaggi di successo (Robertino, De Lollis ecc.), pure annunciati nella scheda dello spettacolo. E c'è il divertimento del pubblico per un esperimento originale, lineare e riuscito.

Cristiano Esposito

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mercoledì 21 dicembre 2016

Massimo Ranieri fa rivivere ancora Viviani con “Teatro del porto” al Diana di Napoli

Ancora Massimo Ranieri diretto da Maurizio Scaparro, ancora Raffaele Viviani. Ancora un omaggio alle poesie, ai canti, ai numeri di varietà, agli scritti e alle musiche del grandissimo autore originario di Castellammare di Stabia. E anche il teatro è lo stesso: Gli Ipocriti tornano infatti al Diana di Napoli dopo il successo di “Viviani Varietà” di tre anni fa.

Questa volta lo spettacolo si apre con l’annuncio di una imminente tournée in Sud America per una compagnia che sta vivendo la crisi degli anni del fascismo (altro tema purtroppo attuale è l’emigrazione). Gli spettatori assistono quindi all’ultima recita che si terrà nell’immaginario "Teatro del porto", "spazio sospeso tra mare e terra" come lo definisce Scaparro, prima della partenza.

Un carosello di personaggi tipicamente vivianei come emigranti, zingari, pescatori, guappi, gagà, cocotte e prostitute domina la scena tra dramma e comicità. E fa rivivere brani come «Canzone ‘e Margherita», «E aspettammo», «Stasera ‘o puorto ‘e Napule», «Chisto è ‘o vapore», «Emigrante», «Jammo addo’», «Cuncetti’», «Bammenella» e «Oje Ninno».

Massimo Ranieri, come sempre brillante e versatile, è il fulcro autentico della rappresentazione. Ma appena dietro di lui spicca un bravissimo Ernesto Lama, acclamato anch’egli dal pubblico a fine serata. Con loro in scena Angela De Matteo, Gaia Bassi, Roberto Bani, Mario Zinno, Ivano Schiavi, Antonio Speranza e Francesca Ciardiello. L’orchestrina di sei elementi è diretta da Ciro Cascina. Le elaborazioni e le ricerche musicali sono di Pasquale Scialò, scene e costumi di Lorenzo Cutuli.
  
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sabato 3 dicembre 2016

L’irresistibile Don Rodrigo Buccirosso al Cilea di Napoli

carlo buccirosso il divorzio dei compromessi sposi
Il titolo dello spettacolo di Carlo Buccirosso, in scena in questi giorni al teatro Cilea di Napoli, poteva lasciar immaginare un sequel de “I compromessi sposi”. Così si chiamava la parodia del romanzo di Manzoni che lo stesso attore e regista portò sul palcoscenico nel lontano 2006, sempre con una produzione firmata Ente Teatro Cronaca. Invece, “Il divorzio dei compromessi sposi” ne è un’edizione riveduta e leggermente corretta, con un cast diverso. Gli ingredienti più efficaci restano più o meno gli stessi di dieci anni fa. Innanzitutto il grande ritmo che il Buccirosso regista imprime a questo ben confezionato incastro di recitato, balli e canti. Poi la grande varietà di accenti e inflessioni italiane con cui parlano gli attori, le gag incentrate su un personaggio di Don Rodrigo che il protagonista rende irresistibile, gli accenni qua e là ad una satira sottile che tocca temi attuali (vedi i tronisti) ed il talento di cantanti, ballerini e coreografa (Rita Pivano). Funzionano anche le canzoni moderne e meno moderne il cui testo è stato riscritto e adattato alle esigenze della narrazione, da Renato Zero a De Andrè, passando da Charles Aznavour, alcuni canzoni classiche partenopee, Pino Daniele, Massimo Ranieri e Laura Pausini. Uno dei motori comici sono anche le incursioni nel futuro dei discorsi dei personaggi, che appaiono coscienti di vivere un passato lontano (vedi, ad esempio, situazioni e battute sul selfie e sulla ricezione del cellulare).
  
Alla prima grande riscontro da parte del pubblico che ride, si diverte e acclama il mattatore Buccirosso a fine spettacolo. Assieme a lui in scena un cast davvero notevole: attori navigati come Veronica Mazza (che sostituisce, rispetto alla passata edizione, Rosalia Porcaro), Gino Monteleone, la polivalente Monica Assante Di Tatisso, Peppe Miale e Antonio Pennarella; altri più giovani ma facenti parte della scuderia Buccirosso da anni, come Claudafederica Petrella, Giordano Bassetti e Giuseppe Ansaldi; un gran bell’ensemble composto dalle splendide voci di Alessandra Calamassi ed Elvira Zingone, Alessia Di Maio, Sergio Cunto, Mauro De Palma e Giancarlo Grosso. Le musiche sono di Diego Perris, le scene di Gilda Cerullo e i costumi di Maria Pennacchio.
Cristiano Esposito

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