martedì 29 novembre 2011

Gino Rivieccio mette in scena la sua "Pazienza differenziata" dal 6 dicembre all’Acacia di Napoli


Testo: Gino Rivieccio, Maurizio De Giovanni, Gustavo Verde;
Regia: Gino Rivieccio;
Cast: Gino Rivieccio, Fiorenza Calogero, Rosario Minervini;

Gino Rivieccio è un inguaribile innamorato della propria città. E come tale il suo amore per Napoli non riesce mai a scalfirsi, anche se a volte questa terra ti tradisce, ti lacera dentro, ti lascia un sapore amaro in bocca. E qui interviene “La pazienza differenziata” che ti da ogni volta la forza di attendere e sognare tempi migliori, di sbollire la rabbia e lo sdegno, di accettare e perdonare, insomma, l’ennesimo sgarbo della tua “innamorata”.


Rivieccio torna in scena col suo nuovo spettacolo (scritto con Maurizio De Giovanni e Gustavo Verde) più in forma che mai, confermandosi un ottimo cabarettista e attore comico con un occhio sempre lucido rivolto al sociale e alle contraddizioni della realtà in cui viviamo. Un comico che ha sempre qualcosa da dire, insomma, su questioni di un certo spessore e che riguardano davvero da vicino tutti noi. Al giorno d’oggi non è cosa da poco.
Una satira che si rivela intelligente e coinvolgente perché trova sempre d’accordo lo spettatore medio, con un acume e una schiettezza esilaranti. E allora ecco la staffilata al sindaco De Magistris che di questo passo farà anche della tangenziale un’isola pedonale e istituirà presto i “pedoni alterni”; la parodia di un Bossi che dalla sua nazione immaginaria definisce immaginaria Napoli e la sua musica; il cameriere che serve vip e politici e ne racconta vizi (tanti) e virtù (pochissime); il sovrintendente alle intercettazioni telefoniche che ci spiega quanto sia “duro” il suo lavoro.

Lo spettacolo regala spunti per divincolarci tra i cumuli di spazzatura (morale e sociale oltre che quella vera e propria) che sempre più ci sommergono, partendo da un sacchetto abbandonato, “rifiutato”, che ci dimostra come a volte siano più le cose nuove da buttare piuttosto che quelle vecchie. E propone la satira come inceneritore dove riporre i rifiuti e i finti spazzini che ci circondano. Gino Rivieccio è accompagnato in scena dalla voce verace di Fiorenza Calogero e dalla spalla Rosario Minervini. Le musiche dal vivo sono arrangiate e dirette da Gianni Minale.

Cristiano Esposito

Lo spettacolo resta in scena al teatro Acacia da martedì 6 a domenica 11 dicembre 2011. Per info consultare il sito www.teatroacacia.it .
   
Condividi

venerdì 25 novembre 2011

Massimo Ranieri e il teatro di Eduardo in tv: tanto rumore per nulla (o quasi)

Chiariamoci subito. Io per primo mi considero un inguaribile nostalgico, un viscerale appassionato del teatro di una volta, dei grandissimi artisti napoletani che esprimendosi in dialetto napoletano hanno scritto pagine irripetibili di arte e spettacolo. Uno di quelli convinti che certe commedie non verranno mai più scritte né rappresentate, nemmeno lontanamente. Sono d'accordo: Eduardo è tutta un'altra cosa. Ma le tante, troppe critiche piovute addosso a Massimo Ranieri e alla sua operazione che finalmente riporta il teatro in prima serata in tv mi sembrano a tratti esagerate. Per alcuni addirittura non c'è niente o quasi da salvare. Amo anche io, e non sapete quanto, il modo in cui si faceva teatro e teatro in televisione. Ma non bisogna lasciarsi ottundere da tutto ciò. Reinterpretare mostri e testi sacri oggi, con i nuovi mezzi a disposizione, con produzioni importanti e attori che comunque non sono gli ultimi arrivati è una boccata di ossigeno per il teatro. O preferivate accendere la televisione all'una di notte per vedere spettacolini di serie b?

E allora bisogna anche provare a guardare senza pregiudizi una versione di "Questi fantasmi!" con sfumature espressioniste, gotiche, più inquietanti della versione originale. Una reinterpretazione che però non tradisce l'essenza del testo originale. Per la questione della lingua credo ugualmente si sia andati un pò oltre. Ho parlato con Massimo Ranieri personalmente della questione e lui si (e mi) chiedeva placidamente: "ma perché uno che guarda la commedia dalla Val d'Aosta non deve capire?". In questa domanda c'è qualcosa che in pochi hanno afferato e di cui il cantattore di Santa Lucia è pregno. Si chiama "umiltà". I grandissimi del passato come Eduardo e Massimo Troisi potevano parlare il dialetto quanto volevano e, forti di una mimica e una comunicatività straordinaria erano certi che il messaggio sarebbe comunque arrivato a destinazione. Ranieri probabilmente in cuor suo sa di non disporre delle stesse doti, sotto questo aspetto. Che poi ho nominato Eduardo, ma lui stesso nelle commedie registrate per la televisione parlava molto meno il dialetto di quanto si vuol far credere. Restando in famiglia, Peppino De Filippo, un altro grandissimo e mai abbastanza celebrato artista che di certo non ha mai lasciato Napoli fuori dalle cose che faceva, scriveva su "Vie nuove"  di aver privilegiato ad un certo punto la lingua italiana per una certa limitatezza del dialetto. Il napoletano per sua natura risulta comprensibile ad una fascia ristretta di pubblico, e così Peppino debuttò al Teatro Olimpia di Milano nel 1954 con un nuovo teatro in lingua. Fu così che contribuì a caratterizzare con le sue idee la vera commedia italiana.

Probabilmente c'è anche un certo snobismo, verso Massimo Ranieri e verso lo spazio che gli viene dato, da parte di addetti ai lavori, teatranti che da decenni vivono su un palco e hanno fatto solo quello. Ranieri sa fare "anche" quello, non sarà un attore fuoriclasse ma di certo non è così terribile come vogliono farci credere. Recita Eduardo con una buona intensità, senza eccessi.

La sua nuova versione di "Questi fantasmi!" scorre bene, le telecamere sono piazzate in modo suggestivo, le musiche del maestro Morricone fanno la loro parte, la regia è efficace senza darsi quasi mai a vedere e gli attori sono tutti a loro agio. I non napoletani non credo abbiano trovato tanto da criticare riguardo questo lavoro. Poi è naturale che a noi partenopei la scena del caffè più italianizzata suoni a mò di televendita e stoni un attimino. Ma ciò non credo valga i pesanti strali lanciati nei giorni successivi alla messa in onda. E occore considerare che gli ascolti, non di primissimo ordine, sono anche lo specchio di un popolo italiano che a teatro ci va poco, se non per i grandi nomi e in età alquanto avanzata.

Massimo Ranieri ha di certo a cuore la sua napoletanità. Ha ridato nuova vita a canzone classiche partenopee con nuove rielaborazioni che ne hanno reso più agevole e appetibile la diffusione alle nuove generazioni. Questo è un merito spesso dimenticato, ma concreto, reale. I nuovi arrangiamenti (naturalmente non curati direttamente da lui ma con la sua onnipresente supervisione) di brani come "Nuttata 'e sentimento", "Rundinella", "'E spingule francese", "'A rumba d' 'e scugnizzi"  e "Luna rossa" sono dei piccoli gioiellini. Quella di privilegiare la lingua italiana per le commedie di Eduardo in tv è una scelta consapevole, mirata a una maggiore diffusione e comprensibilità delle opere. Certo se pensiamo al grande maestro mentre guardiamo le nuove versioni la visione risulterà prevenuta e pregiudicata. Lo sappiamo tutti che "Eduardo è n'ata cosa". Ma proviamo a liberare la mente, proviamo a fruire del prodotto senza fare paragoni e a giudicare senza paraocchi. E scopriremo che l'operazione è un omaggio ben fatto a Napoli, a Eduardo e al teatro, relegato ai margini dalla televisione da diversi anni a questa parte (a proposito, qualcuno sa che fine ha fatto "Palco e Retropalco"?). Con umiltà e impegno massimi da parte di mister Giovanni Calone.

Piccola postilla dedicata alla puntata di "Porta a porta" dedicata alla commedia. E ai teatranti di oggi e di ieri. Credo valga maggiormente la pena di indignarsi quando il dottor Vespa ci propone un'ora e quaranta minuti di gossip, tradimenti da prima pagina, corna, psicologia spicciola, scappatelle omosessuali e altre divagazioni quando invece si poteva parlare finalmente di teatro, di Eduardo e di arte. Con ospiti degni di parlarne. E non ce ne voglia la scatenatissima Sandra Milo, che durante la trasmissione invoca regolarmente la poligamia a intervalli di dieci minuti.

Cristiano Esposito
Condividi

lunedì 21 novembre 2011

I legami affettivi nell’era di Facebook secondo Gianfranco Gallo. Al Cilea di Napoli.


Il nuovo lavoro di Gianfranco Gallo, molto atteso, vede finalmente la luce al teatro Cilea di Napoli. “Felici in circostanze misteriose” è una commedia tutta incentrata sul tema del rifiuto verso ciò che è diverso, che spiazza, induce lo spettatore a riflettere per trovare un’interpretazione plausibile. Nell’era della rete universale, in cui tutto è sempre on-line ci conosciamo davvero meglio di prima? Siamo davvero più liberi? O forse siamo solo più soli e chiusi in noi stessi, magari ingabbiati davanti ad un computer? E l’uomo è nato per essere solo per circondarsi di tanti amici?

Francesco, il protagonista della commedia (lo stesso Gianfranco Gallo), vorrebbe che tutti restassero quel che sono anche a distanza di anni, che non cambiassero mai rispetto alla persona conosciuta in origine. Sempre pronto a giudicare, a puntare il dito, vive in un mondo tutto suo in cui però la coerenza scricchiola dal primo all’ultimo quadro della commedia. Ma “la verità non è una sola”, come afferma un pirandelliano Francesco. Quando due suoi amici, la sua futura moglie e una sua zia lo raggiungono a Milano per fargli una sorpresa per il suo compleanno la storia si innesca e la follia lucida di Francesco può attuare il suo piano. L’intenzione è quella di processare amicizie e amori, distruggerli, far pagare ad ognuno i proprio sgarri e le proprie debolezze, sempre travestendosi da giudice supremo e giustiziere al tempo stesso. Ogni personaggio in scena sarà vittima e carnefice, correo di Francesco. Uno alla volta i suoi amici saranno eliminati e costretti “a uscire dalla casa”, con colpi di scena improvvisi e ad effetto. Meglio, per chi andrà a vedere la commedia a teatro, non svelare altro, per non togliere nulla al piacere di scoprire tassello per tassello il complesso mosaico partorito dalla penna (o dalla tastiera, diremmo oggi) di Gianfranco Gallo.

Lo spettacolo, a parte brevi momenti di impasse specie nel primo atto, funziona. Grande merito va anche all’ottimo Massimiliano Gallo, che innesca la risata del pubblico tra una riflessione e l’altra; perfettamente a suo agio anche Patrizio Rispo; brillante Rosaria De Cicco, qui ottima caratterista, nei panni di una grottesca zia, nevrotica e piena di tic. Non sono da meno i più giovani: Martina Liberti, che interpreta la fidanzata di Francesco e Ciro Esposito, il trans con cui il protagonista rientra in casa a inizio rappresentazione. Un originale meccanismo che sterza violentemente ogni ventina di minuti e costringe lo spettatore a ricominciare daccapo. Equivoci, sorprese, spunti di riflessione continui, comicità e ottimo cast. Vale davvero la pena di passare una serata, “diversa”, a teatro.


Cristiano Esposito


Lo spettacolo resta in scena al teatro Cilea di Napoli fino a domenica 27 novembre 2011. Per info consultare il sito www.teatrocileanapoli.it .
  
Condividi

sabato 19 novembre 2011

L'amor che non ci fa estinguere, secondo Nando Paone

Nando Paone torna in teatro e porta in scena una commedia di Cetty Sommella da lui stesso diretta. Operazione particolare e coraggiosa questa di “Se ci amiamo non ci estinguiamo”, che spiazza positivamente il pubblico che si aspettava un Paone solo macchiettistico e strambamente divertente, quello del sodalizio con Vincenzo Salemme per intenderci. Qui l’attore napoletano suscita risate ma anche riflessioni di un certo spessore, in una vicenda che a tratti ricorda il ciclo di commedie eduardiane tutte incentrate sugli psicodrammi e sui conflitti familiari (vedi “Sabato, Domenica e lunedì”, “Mia Famiglia” o “Bene mio e core mio”). Commedie amare, in cui spesso di comico resta solo il retrogusto. E’ quello che accade soprattutto nel secondo atto di “Se ci amiamo non ci estinguiamo”.

Franco (Nando Paone) e Milena (Adele Pandolfi) sono due anziani coniugi che vivono ormai stancamente la loro vita, tra medicine, televisione e solitudine. In una sera come tutte le altre, davanti ai soliti programmi televisivi, Franco ha un virgulto di vitalità e decide di rompere gli schemi, stanco di vivere come un vecchio. Dopo diversi tentennamenti Milena decide di assecondarlo, prima per amore e poi anche per sua convinzione. Ed ecco che i due si lasciano andare a “trasgressioni” come un piatto di spaghetti aglio, olio e peperoncino, una vaschetta di gelato, un sigaro. Arriva il confronto con i giovani, i loro figli in questo caso. Luca (Biagio Musella), ragioniere nevrotico, crede che il padre sia ormai malato di Alzheimer e chiama la cugina (Anna Cimmino) per un’inutile visita. Luisa (un’ottima Annarita Vitolo), altrettanto nervrotica e in psicanalisi da molti anni, ci aggiunge la notizia di essere incinta di un uomo che non è suo marito. Franco provoca i suoi figli, prova a smuoverne le coscienze ma ne otterrà solo confessioni di disagio e disistima di vecchia data. Ci si accusa a vicenda di non essere buoni figli e buoni genitori.

Ma è la rivalsa dei vecchi sui giovani, in una situazione ribaltata dove sono i genitori che tagliano (o provano a tagliare) il cordone ombelicale, che gridano la loro solitudine e il loro desiderio di non morire prima del tempo. La leggerezza del primo atto muta in uno spessore ben diverso nel secondo, ed è lì che godiamo di un grande interpretazione di Nando Paone. “Un padre, per essere un buon padre, deve avere dei buoni figli”; ma in ogni caso è l’amore che garantisce la sopravvivenza della specie, che fa girare il mondo, che non ci fa sentire soli, che insomma ci da un senso e ci fa esistere.


Cristiano Esposito
18 / 11 / 2011
 
 
Lo spettacolo resta in scena al teatro Delle Palme di Napoli fino a domenica 27 novembre 2011. Per info consultare il sito www.teatrodellepalme.it

Condividi