venerdì 6 settembre 2013

"Pulcinella e l'erede universale" in scena al Maschio Angioino di Napoli: grande prova individuale e collettiva


Uno spettacolo corale a metà tra tradizione e innovazione, caratterizzato da un linguaggio piacevole che sa di antico. E' questo e molto altro "Pulcinella e l'erede universale", diretto da Massimo De Matteo e tratto dal regista con Sergio Di Pola da una farsa del Settecento di Carlo Sigismondo Capece, scritta per la corte papalina. "Il testamento di Pulcinella", questo il titolo del testo originale, ammicca con discrezione e misura a "L'avaro" di Molière. In scena con De Matteo un cast davvero di spessore: Antonella Morea, Ernesto Lama, Peppe Miale, Sergio Di Paola, Elisabetta D'Acunzo, Gioia Miale, Gennaro Silvestro, Vincenzo Esposito e Pino L'Abbate.
 
La trama rivela il carattere farsesco dell'intreccio. Il vecchio e ricco Giorgioldo (Massimo De Matteo) ha problemi di salute, è fifone, credulone e vittima dei raggiri di un buffo e furbo dottore (Ernesto Lama) che, dopo avergli fatto dilapidare una fortuna in inutili pillole e clisteri, decide di dargli in sposa sua figlia Isabella (Gioia Miale), per impossessarsi del suo immenso patrimonio. La ragazza, bella e infelice, è invece segretamente innamorata di Enrico (Peppe Miale), nipote del vecchio e suo presunto erede universale. In mezzo c'è la serva di Giorgioldo (Antonella Morea), che  dopo anni di dedizione rivendica la sua parte di eredità. La situazione si complica ancor più con l’arrivo in città della nipote spagnola di Giorgioldo (Elisabetta D'Acunzo), che intende unirla in un incestuoso matrimonio con Enrico per conservare i suoi beni in famiglia. Della nipote spagnola si invaghirà però Ottavio (Gennaro Silvestro), fratellastro di Isabella, che non disdegna certo la prospettiva di arricchirsi. La serva di Giorgioldo ingaggia allora Pulcinella (Sergio Di Paola, con una maschera nera appena dipinta sul viso), sciocco servitore di Enrico, per sventare il progetto del dottore. I classici travestimenti e scambi di persona susciteranno ilarità insieme ad una comicità fatta principalmente di non sense e giochi di parole ad un ritmo abbastanza serrato, con tutti i cambi di scena a vista.

Funziona la miscela di vecchio e nuovo sopra citata (vedi Pulcinella che con la serva aspira al Festival di Sanremo) e l'ambientazione anni sessanta/settanta suggerita da musiche e pantaloni a zampa d'elefante. Grande mattatore Ernesto Lama e il suo francese maccheronico con venature baresi; ottime interpretazioni anche di Gennaro Silvestro, Antonella Morea, Vincenzo Esposito e dello stesso Massimo De Matteo. Ma è tutta la compagnia a fornire una grande prova individuale e di insieme, con l'ausilio di una regia asciutta ed efficace.

I "mostri" che circondano il vecchio zio protagonista della storia aspettano e si auspicano, tra opportunismo ed egoismo, una morte per rinascere essi stessi ad una presunta vita più dignitosa. E' la stessa attesa perenne che attanaglia le nuove generazioni, che intanto invecchiano senza riscuotere la loro eredità, il loro posto nella società. La speranza che brucia vana genera la decadenza della società e svilisce chi ha ancora una coscienza. E fa sì che si attribuiscano l'ignoranza, l'ottusità e la superficialità imperanti a quello che è poi considerato il vero mostro: il vecchio che non si decide a morire.
 
"Ridere 2013" prosegue presso il Maschio Angioino di Napoli fino al 22 settembre 2013. Per info consultare il sito www.comune.napoli.itwww.teatrototo.it.


Cristiano Esposito
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