mercoledì 21 maggio 2014

Paolo Caiazzo e la libertà di ridere e pensare con la propria testa

Il piacere di essere terrone si legge in faccia a uno come Paolo Caiazzo, comico esperto di vero spessore e grande mestiere. Il suo nuovo spettacolo in scena in questi giorni al teatro Totò di Napoli, "Liberi tutti 2.0 - Per fortuna che sono terrone", nel sottotitolo conferma ciò e nel suo svolgimento ribadisce che difficilmente l'artista di San Giorgio a Cremano sbaglia un colpo. Questa edizione aggiornata non differisce tantissimo dalla prima, con le nuove riflessioni sulla stretta attualità affidate perlopiù al personaggio di Tonino Cardamone, reso ancora più popolare dal successo televisivo del programma "Made in sud". Il pubblico mostra di gradire il riuscito mix di monologhi, gag improvvisate, musica dal vivo e poesia tutto incentrato sul tema della libertà vera o presunta, filo conduttore anomalo e non semplice per uno spettacolo comico. Caiazzo spazia da una surreale (ma non troppo) storia dell’unità d’Italia alla situazione politica ed economica attuale, si prodiga in monologhi e personaggi (il cuoco giapponese di Telegaribaldi, il papà di Colorado e Tonino Cardamone, che resiste da Bulldozer a Made in Sud), senza trascurare i problemi e i disagi esistenziali dell’uomo moderno, come quelli attinenti la forma fisica e la famiglia, che toglie la libertà di sbagliare. Questa volta la sua performance è piacevolmente intervallata dalle incursioni dei "Malincomici", lì dove qualche anno fa c'era Maria Bolignano.
 
Un comico che si dimostra uomo di teatro completo, che riesce a tenere bene la scena e ad adeguarsi brillantemente al tipo di pubblico che di volta in volta si trova davanti. E’ piacevole anche sentirlo cantare alcune canzoni dall’amico Federico Salvatore ("Il monumento", "Ninna nanna gelosa", "Babbo è avvilito) ed eseguite in scena da Emidio Ausiello alle percussioni, Franco Ponzo alla chitarra, e Mimmo Maglionico ai fiati. Sul fondale scorrono in videoproiezione le foto di Caiazzo bambino mentre lui ripercorre la sua storia, a partire dalla prima battuta pronunciata su un palcoscenico, firmata Giorgio Gaber: "Vorrei essere libero, libero come un uomo".  E gli artisti, afferma, sono liberi soltanto in teatro, quindi via libera allo "sfogo" che a fine serata avrà liberato un po' tutti i presenti, perché "la libertà è pensare con la propria testa".

Cristiano Esposito
  
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