venerdì 5 dicembre 2014

Il dialogo uomo-donna contro il male di vivere: “La scena” di Cristina Comencini al Diana di Napoli

E’ un condensato notevole di sentimenti e stati d’animo questo “La scena”, commedia scritta e diretta da Cristina Comencini. Amore, rabbia, paura, dolore, amicizia, fragilità e forza declinate sia al femminile che al maschile. Le protagoniste sono due amiche di sempre, opposte e complementari, orgogliose di sé eppure desiderose di pensare e comportarsi come l’altra, ogni tanto. Lucia (Angela Finocchiaro), attrice professionista, una domenica mattina prova una scena nei panni di una donna sconvolta dalla vita in casa di Maria (Maria Amelia Monti). Entrambe separate, la prima seria, razionale, con un passato sentimentale che l’ha resa guardinga nei confronti del mondo maschile e la seconda con due figli, donna “leggera” e spensierata, passionale e incline a rapide avventure di una notte che ritiene possano procurarle “l’uomo giusto”. Come quella che ha appena trascorso con un giovane di ventisei anni, interpretato dal promettente attore comasco Stefano Annoni. Quando questi salta fuori in mutande davanti a Lucia, che sta riprovando la scena con i toni maggiormente sensuali proposti da Maria, è convinto di aver passato la notte con lei. Scatta così il divertente e classico meccanismo degli equivoci, in cui le due amiche dimostrano di conoscersi così bene da poter recitare egregiamente a memoria i rispettivi ruoli. Ma qui esce fuori la cruda visione che ognuna ha dell’altra, probabilmente mai raccontata. Poi il gioco finisce e le due rivelano le loro vere identità, così come il ragazzo, segnato da una madre imperiosa causa della sua rabbia quando viene relegato al ruolo di ragazzino-figlio in mutande.
 
Le stesse righe scritte su un copione raccontano per Lucia, che ha rinunciato agli uomini con sfiducia e si accontenta di amare i personaggi che incontra sul palcoscenico, fragilità e tempeste dell’anima mentre per Maria rappresentano erotici terremoti interni ed occasioni di vita. Ciò è dovuto al passato incancellabile che condiziona il presente e porta a scegliersi un modo per difendersi dalla vita. Quel passato che “sono solo muri sventrati, case terremotate da cui si deve fuggire”. La Comencini spariglia le carte scrivendo di un ragazzino che corre dietro a due donne in età e proponendo un’analisi dei rapporti tra uomo e donna, tra genitori e figli, auspicando una convergenza, un incontro e un dialogo utile ad educarsi a vicenda, ad uscire dalla solitudine e a riconoscere le proprie ferite, i propri vuoti da riempire. Ma c’è abbastanza spazio anche per le risate napoletane, in questa commedia dagli accenti del nord che scorre con buon ritmo e garbata ironia. Con un interrogativo finale: è nella vita che siamo liberi di essere chi vogliamo oppure è il palcoscenico l’unico luogo veramente libero di questo mondo?

Cristiano Esposito
  
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