mercoledì 8 febbraio 2017

"Elvira": l'inno al teatro e alla recitazione di Toni Servillo al Bellini di Napoli

Questo “Elvira” che Toni Servillo porta in scena al Bellini di Napoli in questi giorni con grande successo di pubblico è un autentico inno alla recitazione e al teatro. Un viaggio alla ricerca del personaggio da interpretare, infarcito di elementi di tecnica eppure alla portata di tutti e con punte notevoli di divertimento. Sì, perché diverse sono le risate che Servillo strappa alla platea anche soltanto con una mimica straordinaria; la sua caratterizzazione di Jouvet teorico della recitazione è assolutamente carismatica e irresistibile.

Lo spettacolo, che ha debuttato nell’ottobre dello scorso anno al Piccolo di Milano dove nel 1986 andò in scena la versione di Strehler, vede il protagonista del film “La grande bellezza” in veste di attore protagonista e regista. Tratto da “Elvire Jouvet 40” di Brigitte Jaques, la quale si servì più di trent’anni fa degli scritti delle sette lezioni date a Parigi dal grande attore francese, si fonda su una toccante scena del “Dom Juan” di Molière. Stiamo parlando dell’addio di Elvira. Jouvet-Servillo spiega a lungo come interpretarla a Claudia (che è esistita davvero e portava il nome di Paula Dehelly: fu denunciata in quanto ebrea e bandita dai teatri) e, con gli altri attori in scena che sono poi i valenti Petra Valentini, Francesco Marino e Davide Cirri, scende spesso verso la prima fila della platea durante la messa in scena. Fuori dal teatro in cui provano incombe la storia, quella dei nazisti e della seconda guerra mondiale.

Servillo ha voluto questo spettacolo “per significare soprattutto ai giovani la nobiltà del mestiere di recitare, che rischia lo svilimento in questi tempi confusi”. Un’operazione di teatro nel teatro riuscitissima, breve, intensa, ricca di significati e fonte di riflessioni per il pubblico. Numerose le chiamate di quest’ultimo agli attori alla fine di uno spettacolo sicuramente importante e da non perdere per tutti.

Cristiano Esposito
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