mercoledì 18 gennaio 2012

Luigi De Filippo e quella sala troppo vuota per essere vera...

Nemo propheta in patria, ma fino a un certo punto. Quando un artista come Luigi De Filippo fa tappa con la sua compagnia a Napoli, e al teatro Mercadante in special modo, ci si aspetterebbe una ben diversa risposta del pubblico. Diciamo ottimisticamente che eravamo solo alla prima e che i napoletani hanno ancora l’opportunità di dimostrare sia stato solo un caso…

Lui, Luigi De Filippo, 81 anni, figlio di Peppino e nipote di Eduardo e Titina, a fine spettacolo in camerino è perplesso. E’ reduce da tre settimane di pienone allo Jovinelli di Roma e avrebbe potuto tranquillamente riempire la sala per altri sette giorni. Questo vale un po’ per tutte le città italiane che tocca con i suoi spettacoli, mentre nella sua Napoli già da un po’ il pubblico dimostra ben altro entusiasmo. Di certo i suoi concittadini, dei quali Luigi e i suoi illustri parenti hanno portato sempre alto il nome, potevano riservargli una diversa accoglienza dopo essersi pur scannati recentemente al botteghino per Alessandro Siani e Nino D’Angelo. Invece durante i ringraziamenti finali la situazione gli riporta alla mente un aneddoto risalente a sessant’anni prima, quando fu spettatore, proprio al Mercadante, del grande Ruggero Ruggeri. Quest’ultimo recitò con sole dieci persone in sala ma si prodigò in una performance eccezionale. Peppino tenne al figlio una significativa lezione di teatro, dicendogli semplicemente: “Questo è un cavallo di razza, magari se il teatro fosse stato pieno non avrebbe recitato così bene”. Il teatro è un po’ questo, lo si deve fare col cuore e col sacrificio in ogni condizione, più o meno apprezzato, più o meno finanziato.

Eppure a 81 anni Luigi di sogni ne ha ancora tanti. Appena divenuto direttore artistico del teatro Parioli di Roma, succeduto dopo 25 anni a Maurizio Costanzo, ha dedicato la sala a suo padre Peppino e utilizzato una maschera di Pulcinella come marchio. Sogna un teatro semistabile napoletano con tre mesi di commedie firmate Scarpetta e De Filippo e tre mesi della migliore prosa nazionale. Sogna e a fermarsi non ci pensa proprio.

Ma veniamo alla rappresentazione. “A che servono questi quattrini?”, scritta da Armando Curcio, diede grande slancio al teatro umoristico de “I De Filippo” nel 1940 e divenne un film due anni più tardi. Luigi De Filippo porta in scena una sua riattualizzazione sulla scorta di una riduzione del padre Peppino e la pièce risulta ancora al passo coi tempi e molto divertente. Impersona il marchese Eduardo Parascandoli che, diventato serenamente povero, da ricco che era, è un seguace accanito della filosofia stoica. Insegna il disprezzo per i beni materiali a Vincenzino Esposito (Paolo Pietrantonio), che è il suo più fedele adepto. Eduardo Parascandoli fa credere a tutti, compreso l’ingenuo Vincenzino, che quest’ultimo ha ereditato  una cospicua somma di danaro.  Il suo scopo, però, è dimostrare che i quattrini non servono a nulla, e che basta la fama della ricchezza per procurarsi crediti da tutti. Infatti, attraverso comiche situazioni, ci riesce ed anzi, dimostra che per guadagnare del danaro non occorre né lavorare, né disporre di capitali, ma basta essere furbi. “ ‘O professore”, come il marchese Parascandoli viene chiamato in scena, sa bene quanto la moneta influenzi gli esseri umani anche quando non esiste. Una comicità dal retrogusto amaro pervade la commedia, chiaro tratto distintivo targato De Filippo; abbondano risate e riflessioni di un certo spessore.

Un teatro d’altri tempi, popolare, così semplice e alla portata di tutti eppure così perfetto ed acuto. Spesso preferibile a quello più moderno, intellettualoide e con tanto fumo e poco arrosto. Accanto a Luigi De Filippo, regista e autore delle musiche, una compagnia di tutto rispetto; un grandissimo Paolo Pietrantonio strappa innumerevoli risate e non gli sono da meno Fabiana Russo, Stefania Ventura, Riccardo Feola, Gennaro Di Biase, Luigi De Filippo, Vincenzo De Luca, Michele Sibilio, Stefania Aluzzi, Roberta Misticone e Marisa Carluccio. Le minuziose scene sono di Luigi Ferrigno. C’è tempo fino al 22 gennaio, fate un po’ voi.

Cristiano Esposito


Lo spettacolo resta in scena al teatro Mercadante di Napoli fino a domenica 22 gennaio 2011. Per info consultare il sito www.teatrostabilenapoli.it.
 
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