sabato 2 febbraio 2013

Grimmless: la realtà senza fiaba secondo Ricci e Forte in scena al Bellini di Napoli


Il Teatro Bellini si conferma casa del teatro a tutto tondo e ospita a Napoli il nuovo lavoro firmato Ricci/Forte. “Grimmless”, come tutti gli allestimenti dei due enfants terribles della nuova scena italiana che vengono dalla serie tv “I Cesaroni”, è un’esperienza forte, con un’estetica e un linguaggio particolari, che difficilmente lasciano indifferenti. Oscillando tra segni ipercontemporanei e arcani la rappresentazione ci racconta la nostra realtà senza fiaba, in cui regna la violenza, humus nel quale tocca crescere ai giovani  di oggi. I cinque protagonisti sul palco rappresentano proprio i ragazzi moderni, con pochi e sbagliati punti di riferimento, viandanti senza meta che mettono in evidenza il contrasto tra le favole di cui dovrebbero nutrirsi e le storture di questo mondo con sempre meno etica e morale. Elencano al pubblico episodi di violenza, sessualità deformata, disperazione. Ordinaria follia odierna, cantilenata in modo asettico e monocorde. Raccontano le favole canoniche in modo deviato, con l’incanto che trasmuta in disincanto. E Anna Gualdo, Valentina Beotti, Andrea Pizzalis, Giuseppe Sartori e Anna Terio finiscono per denudarsi e coprirsi a vicenda di quell’oro che vuole forse rappresentare la cultura mainstream attuale, quella dei soldi, del consumismo e del potere. O che forse vuole sottolineare l’importanza dimenticata del calore umano e della solidarietà. Ma i vestiti che i ragazzi indossano sul finale sono troppo grandi, troppo da adulti, troppo larghi e scomodi. Si cresce troppo in fretta oggi, si è costretti ad essere adulti quando ancora non lo si è diventati. Il segnale rivelatorio di ciò è la latente (mica tanto) voglia di giocare, la voglia inappagata di fiabe. Si celebra un’Italia che di favola ha ormai veramente poco. E ad una ragazza in scena viene finalmente la voglia di staccare la corrente e fermare tutto il sistema. Forse è finalmente arrivato quel “momento del viaggio in cui si comincia a tornare indietro, verso noi”.
 

Un lavoro che per lunghi tratti funziona e colpisce, ora più in superficie ora più in profondità. Non sappiamo quanto per aver soddisfatto un certo voyeurismo (nudi, che noi riteniamo quasi sempre inutili artisticamente ed evitabili, e violenza) o quanto invece per aver innescato riflessioni fertili sulla situazione attuale. Bravissimi i cinque interpreti, impegnati in una performance eclettica e fisicamente dispendiosa.

Cristiano Esposito

 

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