domenica 17 novembre 2013

La magia dei Mummenschanz tra scultura, mimo e danza al Bellini di Napoli

I Mummenschanz (dove "mummen" sta per mascherarsi e "schanz"  per fortuna: la fortuna di mascherarsi) sono un gruppo italosvizzero di artisti che anima forme nel buio utilizzando materiali poveri, di uso comune, come gommapiuma, scotch, carta igienica, fil di ferro,  cartone, tubi e tessuti. Tutto ciò e molto altro prende vita in variopinte figure e sagome, antropomorfe e non. Per il loro ritorno a Napoli dopo vent'anni mettono in scena un'antologia di una trentina di sketch rapidi e fulminanti, un mix di creazioni storiche, altre meno note e invenzioni recenti. I "musicisti del silenzio", come recita la locandina dello spettacolo, hanno la loro sede a Zurigo dal lontano 1972, quando Bernie Schürch, ritiratosi dalle scene nel giugno 2012 pur continuando oggi a lavorare come direttore artistico, Andres Bossard, scomparso nel 1992, e Floriana Frassetto decidono di dar vita ad un teatro d'avanguardia senza utilizzare né il linguaggio verbale né la musica. Non sono semplici mimi, i loro movimenti sono danza e suono immaginari che si materializzano solo nella percezione del pubblico. Cominciano con il cappello per le offerte in strada, poi la chiamata del Festival di Avignone. Furono i Mummenschanz a tenere il primo spettacolo muto al Bijou Theatre di Broadway nel 1977. E andò non male: tre anni di pienoni, dopo i quali furono costretti a lasciare sul posto una formazione alternativa per poter tornare finalmente in Europa. Nel loro curriculum quarant'anni di tournée mondiali da Teheran a Pechino, da Lima a Londra e prestigiose ospitate nei programmi televisivi americani "Sesame street" e "The tonight show". Per tornare alle collaborazioni di casa nostra citiamo quella con "Elio e le storie tese" nel video "Storia di un bellimbusto", dove appare il tubo flessibile Slinky Man, nell'immaginario comune ormai un vero e proprio personaggio. Dal 1998 esiste la fondazione "Mummenschanz", che opera per la diffusione dell'arte teatrale non verbale.
 
La formazione ammirata al Bellini annovera, oltre a Floriana Frassetto, Philipp Egli, Pietro Montandon e Raffaella Mattioli. Fondamentale il lavoro del lighting designer, Dino "Chico" De Maio, in quanto è proprio il gioco di luci a creare gran parte dell'illusone e della magia dello spettacolo. Il direttore tecnico è Jan Maria Lukas. Ad aprire il sipario sono due mani giganti che interagiscono col pubblico, lo scaldano inghiottendo qualche spettatore e suscitando immediatamente le prime risate. Assistiamo poi ad una serie di figure fantastiche che si avvicendano funzionando quasi tutte (la formula dello spettacolo tende verso la fine a creare a tratti assuefazione). E' uno spettacolo per gli occhi, una gioia per i bambini ma non solo. Da vedere più che da raccontare. Incredibile pensare che in certe sagome ci siano delle persone in carne e ossa ad animarle. I quattro mimi nascosti nel nero della scena raccontano storie mettendo in relazione di amore e guerra le forme che creano in pochi secondi. Ed ecco due maschere di  plastilina che si trasformano a vicenda manipolandosi in scena, un tubo giallo che gioca a palla con la platea facendo tornare tutti bambini per un po' e una storia d'amore tra una spina e una presa elettrica.

Il silenzio, sempre più difficile da ottenere dal pubblico di questi tempi, si riempie di risate e stupore. Non una parola, solo il rumore dei "costumi", reazioni degli spettatori a parte. Novanta minuti di gioco e fantasia, di teatro visivo e di maschera, per una messa in scena moderna e antica allo stesso tempo, senza l'ausilio di tecnologie. Un'astrazione continua senza lingue né sovrastrutture, un linguaggio universale e che funziona ovunque nel mondo. Il silenzio c'è ma non si avverte. La Frassetto racconta che una volta a fine spettacolo un signore le chiese che musiche avevano usato. Le aveva sentite anche se non c'erano. Questa è l'arte dei Mummenschanz, ispirata dalla vita, dalla comunicazione dell'essere umano, il cui pennello è intinto nella scultura, nella danza e nel mimo. Uno show per tutti, dove la purezza del gesto conquista con semplicità e genio. 
 Cristiano Esposito
 
                                             
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