domenica 14 giugno 2015

NAPOLI TEATRO FESTIVAL 2015 - La Fura dels Baus incanta Napoli con il mito delle passioni umane

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Sessanta minuti di teatro urbano multidisciplinare, di forte impatto visivo, emotivo e spettacolare, tra musica, circo, proiezioni video, cinema, opera lirica, acrobazie, mito e danza. La compagnia catalana “La Fura dels Baus”, fondata a Barcellona nell’ormai lontano 1979, incanta la Mostra d’Oltremare di Napoli e realizza tutto questo con “Afrodita y el juicio de Paris”, a partire dal tema mitologico del “pomo della discordia”: Eris, dea della discordia, non viene invitata al matrimonio tra Teti e Peleo e per vendetta vi si presenta ugualmente scagliando sul tavolo del banchetto una mela d’oro con incisa la frase “Alla più bella”. Sarà Paride a dover dirimere a questo punto la lite tra Era, Afrodite e Atena. Atena gli promette la vittoria in guerra, Era la sovranità sull’Asia, Afrodite l’amore di Elena, la donna più bella della terra. Quest’ultima ricompensa farà scaturire la decisione di Paride di donare la mela ad Afrodite.

Non è la prima volta che “La Fura dels Baus” adopera il mito per parlare delle passioni umane (vedi «Cantos de sirena») e questa volta mette al centro l’invidia che regna, oggi come ieri, nelle relazioni tra gli uomini. Uomini che non possono comprendere fino in fondo cose più grandi di loro, come ad esempio ciò che li ha generati. Ma l’ultimo quadro dello spettacolo, con numerosi acrobati sospesi in aria che si compattano in una grande rete umana, fa passare il messaggio che l’unione cooperativa porta ad un miglioramento della società. Alla fine Paride compie la scelta più umana, scegliendo l’amore e la bellezza, anche se ciò condurrà prima alla guerra fra le tre dee e poi a quella fra greci e troiani. 
 
La compagnia, guidata da sei registi, utilizza da oltre vent’anni simboli per evocare un sentimento o un’emozione da una prospettiva visiva di grande scala. C’è un grande lavoro di squadra dietro uno spettacolo de “La Fura dels Baus”. Oltre ai ballerini e agli acrobati, maggiormente visibili, vi lavorano guidatori di gru e burattinai, che ad esempio danno vita ad una gigantesca Afrodite. Centoventi le persone coinvolte nella rappresentazione, novanta delle quali sono giovani campani coordinati dalla compagnia di danza Körper. L’allestimento, invece, prende la forma del suo contenitore: tutto lo spazio centrale della Mostra d’Oltremare, con annessi i suoi edifici. Lo stile riconoscibile è quello della contaminazione dei linguaggi. Il pubblico è parte integrante dello spettacolo, con enormi elementi scenografici (giganti, cavalli e così via) che passano in mezzo alla folla o volano sulle teste degli spettatori. Ed ecco che l’esperienza spettatoriale diventa anche fisica. Gli elementi d’avanguardia, oggi ripresi da diversi spettacoli, sono l’annullamento della frontalità, la centralità di un disegno luci spettacolare, l’uso di spazi non convenzionali, il rapporto pubblico/scena e gli interventi fisici come l’acqua che
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scorre dall’alto (notevole in questo senso la sequenza che rappresenta la nascita). Qualche inconveniente tecnico, tipo un microfono di una tromba che fa i capricci, e una discutibile scelta delle voci che fanno da sfondo alle videoproiezioni, non ostacolano più di tanto la riuscita dell’allestimento, comunque unico nel suo genere e di grande effetto. 

Già nel 1992 la compagnia si esibì in mondovisione alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Barcellona. Per poi prestare le proprie rappresentazioni alla musica classica e all’opera: ricordiamo Madame Butterfly, Tristano e Isotta, Orfeo ed Euridice ed Aida. Una longevità non casuale, quella della Fura, figlia di una squadra che ogni volta si rinnova con l’intenzione di stupire sempre come la prima volta. Napoli risponde al ritorno in città dopo sedici anni con una Mostra d’Oltremare gremita da spettatori con lo sguardo incantato rivolto verso le stelle.

Cristiano Esposito 

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