giovedì 19 novembre 2015

Latella torna a Fassbinder e al suo teatro allucinato: “Ti regalo la mia morte, Veronika” al Bellini di Napoli

teatro antonio latella fassbinder ti regalo la mia morte veronikaUn ritorno al teatro allucinato, l’ha definito Antonio Latella. E “Ti regalo la mia morte, Veronika” è principalmente una fusione di realtà, allucinazione, ricordi e sogno che ci fa ripercorrere la storia e la morte di Veronika Voss, protagonista del film omonimo del 1982 di Rainer Werner Fassbinder.  Veronika è una diva del cinema di propaganda nazista sul viale del tramonto, che rincorre schizofrenicamente un passato di celebrità e di successo. La sua morte non avverrà dopo una festa, come nel film, ma si presenterà come la scelta precisa di fare un regalo al pubblico, il quale ne godrà e l’applaudirà in maniera ambigua e un po’ perversa come sempre accade. E’ racchiuso in tutto ciò il titolo che Latella dà alla messa in scena, che può essere visto come un saluto firmato dalla protagonista oppure come un pensiero indirizzato dal regista Fassbinder, morto per overdose di cocaina e sonniferi, alla sua eroina.
 
Dopo l’allestimento, datato 2006, di  “Le lacrime amare di Petra Von Kant” (tratto da un film del 1972), il regista stabiese torna ad occuparsi dell’universo fassbinderiano e dei suoi fantasmi, che teatralmente parlando sono incarnati da Čechov (sul quale ironizzano i personaggi in scena), Goldoni, Ibsen e in parte dalla tragedia greca. Latella riformula il melodramma portando il pubblico a rifletterci su senza perdere in aspetti emozionali. La quarta parete viene subito abbattuta in apertura, con le prime battute rivolte agli spettatori in modo irriverente. Che Veronika debba arrivare a morire si sa fin dall’inizio ed è ciò che tutti aspettano (“commuovere è il mio mestiere, io posso piangere tutte le lacrime che volete”), ma in mezzo c’è tutto un percorso da raccontare e far vivere agli spettatori. I quali vengono poi, nel finale, trasportati in un aldilà popolato dalle eroine del cinema fassbinderiano, tutte morte tragicamente. In questo limbo, dominato da un grande albero ai piedi del quale si svolge un picnic, si parla ironicamente del regista tedesco in una sorta di rivincita dei personaggi femminili su chi li ha partoriti.
  
L’adattamento di Antonio Latella e Federico Bellini adotta in un misto di italiano e tedesco un linguaggio didascalico, per cui è come se a tratti il pubblico assistesse alla lettura di una sceneggiatura cinematografica. Tutto ci riporta dentro alle allucinazioni di Veronika, dietro il tema principale dell’infelicità e del mondo dello spettacolo. A partire dai sei gorilla bianchi che ricordano Kubrick e la morfina di cui abusa la protagonista. Fassbinder è presente nella sala cinematografica dell’inizio e incarnato nella macchina da presa che su di un carrello percorre più volte la scena avanti e indietro. Ma che non può più riaccendersi una volta spenta, nemmeno quando Veronika le implora di farlo.
 
In scena, oltre alla protagonista Monica Piseddu, Annibale Pavone, Valentina Acca, Candida Nieri, Caterina Carpio, Nicole Kehrberger, Fabio Pasquini, Maurizio Rippa, Massimo Arbarello, Sebastiano Di Bella e Fabio Bellitti. Le scene sono di Giuseppe Stellato, i costumi di Graziella Pepe, le musiche di Franco Visoli e le luci di Simone de Angelis. 

Cristiano Esposito

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