lunedì 23 aprile 2012

"Risate intelligenti, anche se costano più fatica. Non mi piace vincere facile". Intervista a Paolo Caiazzo

Intervista realizzata da me per www.teatro.org.
  
"La televisione, si sa, brucia tutto velocemente", afferma con grande lucidità Paolo Caiazzo. Ma non sempre è un male, aggiungiamo noi. Qualche passaggio in meno sulle televisioni nazionali gli ha permesso magari di concentrarsi più e meglio sul teatro, affinando le sue doti di autore, regista e attore di commedie sempre migliori. E di pensare e girare anche il suo primo film, "Impepata di nozze", sempre come autore e interprete principale. Incontriamo per due piacevoli chiacchiere il comico di San Giorgio a Cremano, dal 27 aprile in scena al teatro Acacia di Napoli con "3 donne x 2 separati" dopo l'ottima risposta di pubblico dell'Augusteo.

Dopo il battesimo dell'Augusteo la tua nuova creatura, "3 donne x 2 separati", sbarca all'Acacia. Come hai trovato la prima risposta del pubblico?
Il teatro Augusteo ed il suo pubblico oramai mi hanno adottato. E' il quarto anno consecutivo che sono in programmazione nella loro stagione teatrale ed è un bel risultato per me. Oltre ai gestori del teatro, anche gli spettatori si sono affezionati al mio modo di recitare e di raccontare storie. Me lo hanno dimostrato tutte le sere con quello che noi definiamo l'applauso di sortita, ovvero la prima uscita in scena. Ancora di più con l'applauso nei saluti finali. Sono due momenti cruciali per un attore. Il primo è come uno "Ciao... mi ricordo di te" ed il secondo è quello che ti fa capire se hai lavorato bene. Quest'anno ho visto il pubblico particolarmente contento a fine spettacolo, e questo mi fa capire di aver superato l'ennesimo esame. Sulla scia di questo entusiasmo ora approdiamo al teatro Acacia, dove sono ancora più di casa, essendo questo il settimo anno consecutivo. Anche li mi aspetto la stessa accoglienza senza però abbassare mai la guardia. Abbiamo la consapevolezza di aver messo in scena un testo valido ed esilarante, ma sappiamo benissimo che quell'applauso, a fine spettacolo, bisogna guadagnarlo sul campo...ogni sera.

Una commedia molto più solida nel testo, un intreccio efficace e dal ritmo sempre serrato, sapienti inserti metateatrali, un cast brillante in tutti i suoi elementi. Stai davvero diventando grande? Conti di riuscire a esportare la tue commedia in tutta Italia?
Non so se sto diventando grande ma so che sto crescendo. Il problema è che inevitabilmente si cresce anche d'età, e quindi oltre che a crescere sto pure invecchiando. Scherzo naturalmente, ma credo che la maturazione artistica sia favorita da quella anagrafica. Quando mi ritrovo a scrivere cerco di pensare sempre ad una storia nazionale. Tutto quello che ho comicamente raccontato negli ultimi anni non sono vicende che possono accadere solo a Napoli. Quindi penso che queste commedie siano facilmente esportabili e rappresentabili in tutte le regioni. Naturalmente in "lingua" napoletana che storicamente ha dimostrato di avere un altro passo rispetto alle altre, sia per la musica, che per la comicità.

Pare che finalmente tu abbia trovato un compagno di scena ideale, col quale hai dimostrato un feeling speciale e col quale le risate che si scatenano non si contano: Francesco Procopio. Grande intesa anche con Nunzia Schiano. Hanno contribuito a "scriversi" i propri ruoli o il risultato finale corrisponde più o meno a quello che avevi messo su carta originariamente?
Io e Francesco ci conosciamo da tempo ma non eravamo mai riusciti a calcare la stessa scena. Quest'anno si è data l'occasione e l'abbiamo colta al volo. Immediatamente abbiamo deciso di scrivere insieme la commedia e quindi i due personaggi ce li siamo un po' cuciti addosso. Lo sfizio, se così possiamo definirlo, è stato quello di non dare punti di riferimento al pubblico che non sa mai da quale lato arriverà la schiacciata. Tutto risulta ancora più facile quando l'intesa si allarga ad una fuoriclasse come Nunzia Schiano. Insieme, nel corso delle prove, abbiamo adattato le battute del suo personaggio che alla fine è risultato esplosivo! Non sono da sottovalutare però Ornella Varchetta e Luana Pantaleo nei ruoli delle nostre ex mogli. Solo la loro professionalità le impedisce di ridere alle nostre improvvisazioni in scena. Ma non sempre ce la fanno a trattenersi.

In questo periodo di crisi è più facile o più difficile far ridere? E farlo occupandosi dell'attualità e di problematiche che toccano da vicino un grosso numero di persone aiuta o ti si ritorce contro?
E' più facile ma anche più difficile. Facile perché più guai ci sono fuori dal teatro più voglia di divertirsi c'è dentro. Difficile perché, in periodo di crisi, il costo del biglietto pesa di più, e quindi aumenta l'aspettativa del pubblico: "Ho speso tanto e mi devi far ridere... tanto!" Usare poi argomentazioni e problematiche attuali e diffuse è forse un vantaggio. La gente ama ridere di se stessi e delle loro disgrazie, quasi come a voler esorcizzare il momento difficile. Se poi tocchi i loro tic e le loro manie si divertono ancora di più, convinti che stai parlando di quello che gli è seduto accanto.
  
Quanto è importante per te e quanto paga sinceramente in termini di successo e visibilità offrire una comicità pulita, non urlata, senza volgarità e senza stereotipi, senza luoghi comuni su Napoli e i napoletani?
E' il mio modo di fare comicità, lo stile che ho scelto. Anche io, qualche volta, utilizzo la volgarità, ma mai in maniera gratuita. E soprattuto quando lo faccio cerco di farlo passare in secondo piano. Per un comico è lo stratagemma più facile, immediata e di sicura riuscita. Allora mi sforzo a trovare soluzioni alternative, più garbate, ma di eguale efficacia. Allo stesso modo e per lo stesso motivo cerco di evitare gli stereotipi ed i luoghi comuni, almeno quelli brutti. Ci metto più tempo ma la soddisfazione è doppia. Parafrasando un famoso spot: "Non mi piace vincere facile!" Per questo sono molto contento quando i miei sforzi vengono riconosciuti, e ti ringrazio per le belle parole nella domanda. Quindi rispondo che per me è importantissimo mantenere queste caratteristiche nel mio modo di scrivere e recitare, anche se purtroppo non paga quanto dovrebbe. Pazienza, l'importante è credere in quello che fai e come lo fai.
  
Che momento è, secondo te, per la comicità italiana in generale e napoletana in particolare? L'inflazione galoppante del cabaret in tv con i vari Zelig, Colorado, alza o abbassa l'asticella del livello delle risate?
Per la comicità italiana penso sia un buon momento, sia di offerta che di richiesta. Con un gran numero di comici e battute in televisione l'asticella si alza, poi sta al comico decidere se saltarci sopra o passarci comodamente sotto. Però è grazie a quelle trasmissioni se molti di noi abbiamo avuto maggiori possibilità di farci notare. Fine a qualche anno fa c'ero anche io, poi la TV, si sa, brucia tutto velocemente. Sono diminuite per me le opportunità, e forse non tutti i mali vengono per nuocere. Ti rimbocchi le maniche e incontri il pubblico dal vivo, mettendoti in discussione di sera in sera, di palco in palco. Inizio sempre il mio monologo con: "Stasera è diverso. Io non sono in televisione e voi non siete a casa vostra. io non ho due minuti e voi... non avete il telecomando!"
  
Sta per uscire "Impepata di nozze", il tuo primo film da attore protagonista e autore. Parlaci di questo lavoro e dell'esperienza sul set. Come hai modificato il tuo tipo di comicità nel passaggio dal palco alla macchina da presa? 
Stanno ultimando la fase di montaggio e la casa di distribuzione dovrà decidere il momento più opportuno per l'uscita nelle sale. Abbiamo scritto a quattro mani la sceneggiatura con il regista Angelo Antonucci ed è stato particolarmente interessante. Il linguaggio comico è differente ed molto più delicato scrivere per il cinema. Quando lo fai per un monologo, per la tv, per il teatro ti manca sempre qualche colore, mentre per un film hai a disposizione l'intera tavolozza. Sembrerebbe più semplice ma il complicato è trovare i giusti abbinamenti. Lavorare sul set è stata fantastico e molto divertente. Certo all'inizio la macchina da presa mi metteva un po' in agitazione, poi siamo diventati amici. Insomma è stata una bellissima esperienza.... da ripetere quanto prima. Promessa o minaccia? Fate un po' voi!
       
Cristiano Esposito





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