
Equivoci, paradossi, doppi sensi,
ma soprattutto storpiature linguistiche e gaffe portano avanti la macchina
comica della rappresentazione. Si spinge molto sul pedale del folclorismo e del
popolare, con una bravissima Caterina De Santis cui però Fabio Brescia mette in
bocca un paio di battute eccessivamente colorite. D’altronde abbiamo imparato a
conoscere la penna dell’autore partenopeo: si spinge sempre un passo oltre a
dove crediamo si fermerà, verso l’eccesso, anche se la risata sarebbe comunque
scaturita senza quel passo in più. Sull’altro piatto della bilancia il garbo e
la maestria di Rosario Ferro, brillante protagonista. Si ride e tanto, con
ritmi quasi sempre serrati, nonostante un primo atto che andrebbe asciugato di
una ventina di minuti e che fa credere a qualcuno in sala che lo spettacolo sia
finito, quando siamo solo all’intervallo.
Ognuno dà il suo valido contributo
in quest’affiatata compagnia, che vede in scena, oltre ai protagonisti, Pino
Pino, Anna D’Amato, Stefano Ariota, Antonio Furia, Peppe Accardo, Alessandro
Bacchilega, Feliciana Tufano, Fabiola De Santis e Tommaso Tuccillo. Notevoli le
scene di Tonino Di Ronza, una garanzia da questo punto di vista. Musiche di
Marco Mussomeli, disegno luci di Enzo Piccolo. Tanto buonumore e disimpegno,
senza retoriche lezioni morali né riflessioni semiserie. Questa è la promessa
che Caterina De Santis manterrà anche quest’anno per l’affezionatissimo
pubblico del Bracco.
Cristiano Esposito
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