sabato 14 dicembre 2013

Simone Schettino va "oltre" con riflessioni e risate al Sannazaro di Napoli

Quasi tre ore di risate grasse, pulite, intelligenti. Di battute nuove, tenendo il palco da solo (se si eccettuano i brevi, piacevoli intermezzi al fianco di Roberto Capasso e Giuseppe Mosca), senza personaggi, senza musica, senza ballerine, con un'unica battuta a scapito del pubblico, su uno spettatore attempato che stava per prendere sonno. Quasi tre ore di battute non fini a sé stesse che analizzano i tic della nostra epoca e un riassunto della storia politica ed economica europea degli ultimi quarant'anni per capire come siamo arrivati alla situazione attuale. Il tutto senza tormentoni e senza volgarità. Adesso trovate le differenze tra la qualità di un vero artista e ciò che va per la maggiore. Vi accorgerete che, purtroppo, stiamo parlando di due mondi distanti anni luce. 
   
Riflessioni critiche a parte, è un Simone Schettino sempre più maturo artisticamente quello che, dopo oltre quindici anni di teatro, torna in scena al teatro Sannazaro di Napoli. "Se permettete, vorrei andare oltre" è ambientato in un camerino prima di uno spettacolo, con Roberto Capasso che interpreta un direttore di scena e Giuseppe Mosca un ammiratore troppo invadente. Schettino comincia recitando di spalle al pubblico reale, non ha voglia di andare in scena, appare depresso e si domanda: “la gente non vuole o non deve pensare?”. Ecco allora un’esibizione che si tiene davanti ad un pubblico ideale, in un retropalco oltre il cui muro c’è l’altra platea, quella da narcotizzare e far ridere senza contenuti e spessore. Questa volta più che mai il comico di Castellammare di Stabia prova a non farsi influenzare dai gusti di chi lo ascolta, tirando in ballo argomenti e pensieri scomodi, invitando a non fermarsi alle apparenze o a quello che i potenti vogliono farci credere.
 
Un tipo di comicità che non è una novità per Schettino, che nel 2001 debuttò al teatro Cilea di Napoli poco dopo l’attacco alle torri gemelle, parlandone alla stessa maniera. Nessun pericolo di un Grillo bis, tiene a precisare. Nessun sermone. Si va ben oltre la politica, la sua è una lotta contro il disinteresse, contro il torpore in cui la gente pare lasciarsi addormentare. Uno sguardo acuto, verace ma mai volgare, senza falsa retorica, sulla situazione europea, italiana e napoletana. Una verve che in teatro crea un’atmosfera familiare senza servirsi di facili sfottò indirizzati alla platea. Schettino discetta dei problemi attuali: alta finanza, politica, ecologia, sanità, lavoro, pensioni, euro, crisi, moda, animali, tecnologia, sesso, cucina e diete. Sui temi meno leggeri non entra più di tanto nello specifico proponendo eventuali soluzioni, probabilmente nemmeno potrebbe né dovrebbe (è pur sempre un comico, sarebbe bene mantenere sempre i ruoli in questa maniera). Ma almeno solleva coraggiosamente il problema, ponendosi e ponendo interrogativi e ipotizzando le cause scatenanti. Si ride per non piangere della nostra situazione, portando alla nostra coscienza dinamiche reali e gravi, senza effetti speciali o scene sfavillanti. Simone Schettino è un cabarettista di gran mestiere, molto legato al dialetto partenopeo ma che meriterebbe comunque un successo ancora maggiore anche a livello nazionale come degno rappresentante della Napoli più autentica e sana. Il suo punto di vista è leggero ma sempre originale e illuminante. Avercene di comici che prediligono un pubblico pensante come lui, che in questa occasione capovolge l’imperativo di divertire e distrarre per dare assoluta priorità al ridere riflettendo.

Cristiano Esposito 
                        
                                             
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