venerdì 17 gennaio 2014

Rocco Papaleo grande mattatore in "Una piccola impresa meridionale" al teatro Diana di Napoli

La piccola impresa meridionale di entertainment di Rocco Papaleo arriva anche a Napoli, conquistandola con musica, poesia, comicità, storie e interazione col pubblico. Uno spettacolo, scritto con Valter Lupo che cura anche la regia, che valorizza al massimo l'artista lucano capace di recitare, emozionare, far ridere, scrivere canzoni, cantare, accennare qualche passo di danza e intrattenere con carisma, simpatia e magnetismo.  Il tutto tra il panino con la frittata sponzato della mamma, "che non si batte", già visto in "Basilicata coast to coast", lo splendore della risata di un figlio capace di formulare stupefacenti pensieri poetici, riflessioni sagaci e il gioco con i musicisti che gli fanno anche da spalla.
  
Entrando in sala troviamo il mattatore in platea con la sua band a luci accese e sipario aperto, ad accogliere, salutare e far foto con il pubblico. Il grande momento professionale, soprattutto nel cinema, gli sta dando una fama sempre crescente ma ben presto scopriamo quanto tenga e sia a suo agio nel live. Improvvisa con sicurezza ma senza superbia, non nasconde ma capitalizza le sue origini veraci di uomo meridionale. Canta, racconta e recita senza mai prendersi troppo sul serio la sua terra, gli amori, anche omosessuali, la famiglia e le cose genuine dei piccoli paesi come il suo, Lauria. Le battute suscitano efficacemente la risata, oltre che grazie all'effetto sorpresa, con un avvicendarsi di toni seri e solenni ad altri repentinamente più concreti, che creano un dislivello esilarante. Rocco Papaleo sa come creare un'atmosfera intima e confidenziale col pubblico, che mostra di gradire quanto lui questo confronto, questa condivisione di ricordi, pensieri, impressioni. "Siamo un gruppo ormai, stiamo bene, andiamo in tournée insieme" dice agli spettatori napoletani, come forse dirà agli spettatori di ogni altra città in cui il suo spettacolo fa tappa. Ma il legame con Napoli è vero e lampante, qui dove, racconta, gli venne l'idea del film "Una piccola impresa meridionale" mentre recitava proprio al Diana in "Eduardo, più unico che raro!". Qui dove qualcuno dal fondo della sala gli urla "Canta Napoli!" e lui, pur se lievemente imbarazzato, intona deliziato "Te voglio bene assaje", accontentandolo con grande disponibilità.  Papaleo mostra di essere una persona normale fra la gente comune come chi popola le sue canzoni, svela qualche segreto dello spettacolo, fa anche suonare  qualcuno in platea. Ed è consequenziale il fatto che alla fine convinca il pubblico ad alzarsi in piedi per trasformarsi in tante foche divertite, anche solo per trenta secondi. E anche che non si riesca ad ubbidire alla sua proposta di uscire in silenzio senza applaudire dopo la poesia "Piaceri" di Brecht.
 
L'esperimento di teatro canzone di Rocco Papaleo riesce, attraverso un diario dal quale estrapolare storie che coinvolgono, divertono e appassionano. La "rosticceria di ricordi", bagnata qua e là nel surreale e nel non sense, è accompagnata dalle note di Arturo Valiante al pianoforte, Francesco Accardo alla chitarra, Jerry Accardo alle percussioni, Pericle Odierna ai fiati e Guerino Rondolone al contrabbasso. Che grazie allo spettacolo e al pubblico, a detta di Papaleo, da scarti di orchestre diventano un'orchestra vera e propria, nell'equilibrata alchimia di una piccola impresa meridionale di entertainment. 

Cristiano Esposito
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