lunedì 26 novembre 2012

Dal gong al ciak: intervista a Vincenzo Della Corte

Vincenzo Della Corte, napoletano classe 1981, un passato nel kick boxing a livello agonistico con grandi risultati a livello nazionale e internazionale. Per motivi di lavoro si trasferisce a Pavia e a Milano segue un corso d’introduzione alla TV, scoprendo una nuova passione e una certa dose di talento.

Come e perché hai lasciato lo sport per lo spettacolo?

Ho lasciato le arti marziali, ma non lo sport, giacché mi alleno da solo per mantenere la forma fisica.  In effetti, già quando iniziai a praticare le arti marziali, lo feci con lo scopo e con il sogno di diventare il “Bruce Lee italiano”, perché sono sempre stato amante di cinema, tv e successivamente del teatro. Ciò ha amplificato in me la voglia di esprimermi e trasmettere emozioni, attraverso ruoli comici o più seri Le emozioni sono la chiave di tutto nella vita: le ritrovo nello spettacolo e nell'arte in genere, come le trovavo sul ring.

Puoi già contare su esperienze cinematografiche e teatrali di un certo spessore.
Si, e questa è una cosa che mi gratifica perché mi dona ancora più sicurezza. Negli ultimi anni ho avuto la fortuna di lavorare con artisti noti e meno noti nel teatro come nella televisione. Anche nel mondo del cinema ho imparato tantissimo. Nell'ultimo anno ho comunque continuato a studiare dizione con l’attrice Margherita Di Sarno e ho frequentato un workshop tenuto dalla casting director Marita D’Elia.

Da dove nasce questo sogno e dove possiamo vederti prossimamente?

Ho iniziato a studiare e coltivare il sogno dello spettacolo nel 2004 con Marco Balestri e Marco Predolin; nel 2005 ho iniziato a lavorare in questo mondo in due puntate di “Un posto al sole”, passando poi per “La squadra” e “La nuova squadra”. Ho avuto poi il piacere e l’onore di conoscere  Vincenzo Terracciano e di lavorare con Sergio Castellitto. Ma il mio maestro migliore è stato il palcoscenico teatrale. Quest'anno ho recitato in uno spettacolo di Vincenzo Merolla, in una puntata de "I Cesaroni 5" e in una di "Un medico in famiglia 8", e mi sono dedicato anche al cabaret, creando alcuni personaggi che sono attualmente in onda a "Curriculum - Quando la disoccupazione fa ridere", su Julie Italia. Faccio parte del laboratorio comico "Le pecore nere", ho girato tre cortometraggi (di cui uno con Marina Confalone ed Ernesto Mahieux). Presto sarò al Teatro Italia di Acerra con la compagnia stabile del Teatro Rostocco.

A chi ti ispiri artisticamente?
Provo a “rubare” dai grandi artisti come  Totò e Massimo Troisi, o mi faccio forza conoscendo la strada percorsa da Lino Banfi o Robert De Niro. Adoro Giancarlo Giannini, la comicità di Biagio Izzo e Francesco Paolantoni. Beh, questi grandi sono le mie ispirazioni, ma provo a non imitare nessuno.

Come ti vedresti in un reality?
Forse uno che vuole fare l’attore dovrebbe puntare ad altro, altrimenti rischia di essere etichettato, ma penso anche che se lo sai utilizzare il reality è una scorciatoia. Poi, da narcisista quale sono, è un'esperienza che non mi dispiacerebbe. Perseguo tenacemente i miei obiettivi conscio dei miei limiti, però provare cose nuove mi alletta. Ho fatto animazione nei villaggi e conosco la convivenza con persone sconosciute. Sono sempre socievole e solare e non avrei problemi. La competizione poi la porto in eredità dallo sport, e mi piacerebbe mettermi in gioco.

Ormai lo spettacolo oltre ad essere un sogno è anche la tua vita, mi pare di capire...
Amo questo mondo e difficilmente potrei rinunciarvi. Mi nutro di applausi, in un teatro come in un villaggio turistico, e vivo per il contatto diretto con il pubblico. Senza nulla togliere alla cinepresa...

Se non facessi spettacolo di cosa ti occuperesti?
Sarei un simpatico trentenne con la faccia da cattivo intento a inseguire un’altra delle sue passioni, e cioè l’arte culinaria. Molti artisti amano cucinare, sempre di arte si tratta. Proverei ad essere un grande chef, insomma.


 Cristiano Esposito



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