lunedì 11 marzo 2013

Simone Schettino va "oltre" con riflessioni e risate

E’ un Simone Schettino sempre più maturo artisticamente quello che, dopo quindici anni di teatro, battezza il suo nuovo spettacolo al Cilea di Napoli. Due ore di fragorose risate pulite e intelligenti accompagnano questo suo nuovo “Se permettete vorrei andare oltre”, ambientato in un camerino prima di una serata con Roberto Capasso che interpreta un direttore di scena e Giuseppe Mosca un ammiratore troppo invadente. Schettino non ha voglia di andare in scena, appare depresso e si domanda: “la gente non vuole o non deve pensare?”. Ecco allora un’esibizione che si tiene davanti ad un pubblico ideale, in un retropalco oltre il cui muro c’è l’altra platea, quella da narcotizzare e far ridere senza spessore. Questa volta più che mai il comico di Castellammare di Stabia prova a non farsi influenzare dai gusti di chi ascolta, tirando in ballo argomenti  e pensieri scomodi, invitando a non fermarsi alle apparenze o a quello che i potenti vogliono farci credere.

Un tipo di comicità che non è una novità per Schettino, che proprio al Cilea nel 2001 debuttò poco dopo l’attacco alle torri gemelle, parlandone alla stessa maniera. Nessun pericolo di un Grillo bis, tiene a precisare, nessun sermone. Si va ben oltre la politica, la sua è una lotta contro il disinteresse, contro il torpore in cui la gente pare lasciarsi addormentare. Uno sguardo acuto, verace ma mai volgare, senza falsa retorica, sulla situazione italiana e napoletana, una verve che in teatro crea un’atmosfera familiare senza servirsi di facili sfottò indirizzati alla platea. Schettino discetta dei problemi attuali, di alta finanza, politica, ecologia, sanità, lavoro, pensioni, euro, crisi, moda, tecnologia, sesso, cucina e diete. Sui temi meno leggeri non entra più di tanto nello specifico e probabilmente nemmeno potrebbe (è pur sempre un comico, sarebbe bene mantenere sempre i ruoli in questa maniera) ma almeno solleva coraggiosamente il problema, ponendosi e ponendo interrogativi e ipotizzando le cause scatenanti. Avercene di comici che prediligono un pubblico pensante come lui, che in questa occasione capovolge l’imperativo di divertire e distrarre per dar priorità al ridere riflettendo.

Simone Schettino tiene il palco egregiamente, da solo, senza effetti speciali, musiche o scene sfavillanti. E’ un cabarettista di gran mestiere, molto legato al dialetto partenopeo ma che probabilmente meriterebbe un successo ancora maggiore anche a livello nazionale come degno rappresentante della Napoli più autentica e sana. Il suo punto di vista è leggero ma sempre originale e illuminante. Con la stessa leggerezza auspica poi, dopo il bis dedicato al calcio che pure narcotizza un buon numero di italiani, un ritorno a quella solidarietà che rendeva noi italiani così unici nel mondo. Apprezzabile la dedica dello spettacolo al critico Franco De Ciuceis, recentemente scomparso, molto stimato da Schettino.

Cristiano Esposito

 
           
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